Il prof. Carlo Nofri, direttore della San Domenico, ci ha creduto: sabato 16 gennaio vedranno il via le prime lezioni. A crederci non è il solo. Con lui Davide Astori, docente di linguistica all’università di Parma. La direzione scientifica è nelle loro mani: entrambi, insieme, hanno lavorato per questo progetto di sperimentazione per questo corso di laurea delle lingue segnate. Progetto per il quale anche l’on. Mirella Emiliozzi si è spesa portandolo all’attenzione del Governo.
«Si tratta – spiega Nofri – di un corso di laurea in scienze della mediazione inglese a indirizzo particolare, quello delle lingue dei segni». Ripercorre la strada fatta per arrivare a oggi. «La gestazione è stata lunga – dice. Tutto ebbe inizio nel settembre 2018. Seguono due anni di lavoro, poi l’approvazione e il finanziamento del Miur».
Nel 2017, intanto, il Senato approva una legge sui diritti di cittadinanza delle persone con disabilità uditiva e sordocieche, prevendo, anche in Italia, il riconoscimento della LIS come vera e propria lingua, secondo quanto già emanato dall’Onu. Nel 2020 anche la Regione Marche ci mette del suo con una legge regionale contenente disposizioni per la promozione e il riconoscimento della lingua dei segni italiana.
La portata del fenomeno è resa dai numeri. «Un milione di persone soffrono di sordità o disturbi dell’udito, 100.000 di esse sono “sordi profondi”. In Europa il problema riguarda 50 milioni di persone, 400 milioni nel mondo» spiega Nofri.
Il neonato progetto è stato già presentato alla comunità scientifica. Molti i partner, anche tecnici: dall’università di Parma all’Osservatorio Nazionale sulla Mediazione Linguistica e Culturale, dall’Istituto San Domenico, luogo fisico della sperimentazione accademica, agli istituti per sordi di Roma e Torino sino alla Rai.
Il diploma triennale equivale a quello di una classe di laurea L-12. Venti le borse di studio per studenti udenti e non messe a disposizione dal Ministero. Esse coprono il 75% della quota di frequenza e, se tutto andrà bene – come afferma il prof. Nofri – puntiamo a coprire l’intero triennio attraverso il cofinanziamento del Miur. Marchigiani, ma anche trentini e siciliani: gli iscritti provengono da ogni parte d’Italia. Modalità di insegnamento mista, causa Covid: lezioni in parte in presenza, in parte a distanza attraverso apposita piattaforma digitale.
Del corso sono da sottolineare le peculiarità. «Stiamo cercando – spiega Nofri – di creare un ecosistema educativo di tipo inclusivo: studenti sordi e udenti studieranno nello stesso ambiente, insieme. Inoltre, per favorirne la fruizione, gli studenti sordi saranno affiancati da un interprete in lingua dei segni». E ancora, l’attenzione internazionale: «non si affronta solo lo studio della lingua dei segni italiana, bensì di quella americana, internazionale e le diverse varianti, come la LIS tattile».
Cosa significa, concretamente? Che le risorse umane preparate saranno utili anche per lo sviluppo di un turismo accessibile: «se vogliamo fare turismo accessibile è necessario formare figure in grado di offrire questo tipo di accoglienza».
La città è quella giusta, questo corso è quello giusto. A dirlo il prof. Astori che in questo fazzoletto di terra, da lui definita “intelligente e volitiva”, ha lasciato il cuore.
Soddisfatto anche il sindaco di Fermo Calcinaro che, tra lingua dei segni da sabato, logopedia da settembre e ingegneria in costante crescita di iscritti, vede la sua terza “direttrice”, la scuola, in ascesa. Stessa soddisfazione quella della Emiliozzi. «Abbiamo lavorato molto per questo risultato, per colmare un “vuoto”, e quando privato e pubblico si uniscono per un obiettivo comune si riesce a fare un buon lavoro»