Lo sviluppo economico e sociale di un numero sempre crescente di città intorno al fenomeno turistico è ormai una realtà affermata. I bassi livelli di soddisfazione lamentati dai turisti rispetto alle aspettative attese, però, costituiscono di certo un dato esplicativo della reale capacità di una località di configurarsi come destinazione turistica.
di Salvo Basile*
La prerogativa di un territorio di valorizzare il proprio patrimonio storico, culturale e paesaggistico non può prescindere dalle competenze che la classe dirigente, chiamata ad amministrare i nostri siti meta di turismo, deve esprimere per rendere fruibili i nostri fattori di attrazione e accrescere la competitività del nostro prodotto turistico. In ragione di ciò, oggi non è possibile ragionare sul turismo senza richiamare il concetto di turismo accessibile. Una riflessione che deve essere posta al centro della programmazione turistica e dalla quale deve muovere qualunque forma di organizzazione dei servizi e delle strutture delle nostre destinazioni, così da permettere ai turisti con bisogni speciali di fruire della vacanza e del tempo libero in modo appagante, senza ostacoli né difficoltà, e quindi in condizioni di autonomia, sicurezza e confort. Insomma, una visione del fare turismo che metta in campo importanti ragioni di tipo etico, ma che offra anche uno scenario di opportunità di business di grandissime proporzioni. Basta pensare che il mercato del turismo accessibile vale all’incirca 800 miliardi di euro, considerato anche l’indotto, e occupa oltre nove milioni di persone.
Numerose le realtà in cui bisogna, non solo abbattere le barriere architettoniche e culturali a favore del turismo accessibile, ma in cui occorre aprire alla consapevolezza che la disabilità non è circoscrivibile solo al portatore di un handicap motorio. Vi è, infatti, un’ampia categoria di soggetti che presentano inabilità sensoriali o che risultano portatori di bisogni speciali che non trovano servizi adeguati per potere godere della visita di un museo, di una galleria o di un sito. Una situazione che, per chi vive quotidianamente in prima linea il fenomeno turistico, come accade alle Guide, diventa espressione e misura dei gravi ritardi che occorre ancora colmare per garantire lo sviluppo di un ‘turismo per tutti’.
Troppa distanza intercorre, in gran parte delle nostre città turistiche, rispetto a quel modo di intendere l’offerta turistica tesa a soddisfare i bisogni di anziani, bambini, mamme, ciechi, sordi, persone con particolari allergie o intolleranze, insomma di tutte quelle persone che necessitano di attenzioni particolari. Un salto culturale che, per Federagit Confesercenti Sicilia, deve muovere dalla presa di coscienza per garantire idonei servizi di assistenza e parità di diritti, volti a eliminare tutti i possibili ostacoli al miglioramento delle condizioni per lo sviluppo della persona. Ciò è espressione di civiltà oltre che una responsabilità collettiva.
Il primo passo da compiere, pertanto, sottolinea Federagit Sicilia, è quello di provvedere a una mappatura dei territori, attraverso la quale individuare le strutture effettivamente attrezzate per i disabili, avendo riguardo alle diverse tipologie di disabilità. Tale mappatura è pertanto il punto di partenza per comprendere la nostra capacità di rivolgerci a un segmento di domanda di turismo di importanti dimensioni, ed è, inoltre, il primo passo da compiere per avviare un processo di riposizionamento del nostro prodotto turistico in quei mercati in cui risultiamo deboli o assenti.
Un percorso che va codificato attraverso una programmazione seria e responsabile, che deve coinvolgere i soggetti pubblici e privati con l’intento di approdare a un modello di successo in grado di essere replicato su gran parte delle nostre destinazioni, e che deve contribuire al rafforzamento della competitività e della riconoscibilità del brand Sicilia come località a forte vocazione turistica.
*Confesercenti Turismo
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