Un giudice federale della California ha respinto una causa che accusava X, la piattaforma di social media di Elon Musk, di discriminazione nei confronti dei dipendenti con disabilità in seguito al mandato di ritorno in ufficio imposto dal miliardario. Questa decisione rappresenta una vittoria per Musk e la sua azienda, ma lascia aperta la possibilità di un’ulteriore azione legale.
La causa era stata intentata da Dmitry Borodaenko, un ex manager ingegneristico e sopravvissuto al cancro, che sosteneva di essere stato licenziato da X per aver rifiutato di tornare in ufficio durante la pandemia di Covid. Borodaenko affermava che X avesse violato una legge federale che richiede ai datori di lavoro di fornire adeguate sistemazioni per i lavoratori con disabilità.
Il giudice distrettuale degli Stati Uniti Araceli Martinez-Olguin ha però respinto questa interpretazione, sostenendo che il divieto di lavoro a distanza non costituisse di per sé una discriminazione basata sulla disabilità. Ecco cosa ha scritto il giudice nella sua sentenza.
“La teoria di Borodaenko si basa impropriamente sull’assunzione che tutti i dipendenti con disabilità necessitassero necessariamente del lavoro a distanza come sistemazione ragionevole”.
Questa decisione arriva in un momento in cui il dibattito sul lavoro a distanza è particolarmente acceso, soprattutto nel settore tecnologico. Musk è noto per la sua avversione al lavoro da remoto, avendo richiesto che tutti i dipendenti delle sue aziende trascorrano un minimo di 40 ore settimanali in ufficio, pena il licenziamento.
Nel novembre 2022, Musk aveva inviato un’email al personale di X (allora Twitter) dando loro un ultimatum: accettare il nuovo “Twitter 2.0”, con settimane lavorative minime di 40 ore in ufficio che potevano arrivare a una media di 60 ore o più, oppure lasciare l’azienda. Musk aveva successivamente twittato che lavorare da casa era “moralmente sbagliato”.
Nonostante questa vittoria legale, la battaglia non è ancora conclusa. Il giudice ha concesso a Borodaenko quattro settimane per presentare una causa emendata con rivendicazioni più dettagliate. Inoltre, questa sentenza contrasta con un caso simile nel Regno Unito, dove un ex dipendente di Cloud Imperium Games ha ricevuto un risarcimento di oltre 27.000 sterline (circa 30.000 euro) dopo aver presentato un reclamo per discriminazione riguardante la politica di ritorno in ufficio dell’azienda.
Il caso di X non è isolato nel panorama delle controversie legate alle politiche di lavoro post-pandemia. All’inizio di questo mese, un ex dirigente senior dell’ufficio irlandese di X ha vinto una causa per licenziamento ingiusto dopo non aver cliccato “sì” sull’email di Musk che richiedeva la disponibilità a far parte della nuova cultura di lavoro estrema. Gli è stato assegnato un risarcimento di oltre 550.000 euro.