Intelligenza Artificiale e lavoro, a rischio 200mila statali

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Intelligenza Artificiale, amica o nemica?

Della serie, può aiutare a lavorare meglio la metà dei dipendenti della Pubblica amministrazione. Ma può metterne a rischio oltre 200 mila, assistenti amministrativi con qualifiche basse, che potrebbero diventare facilmente sostituibili.

A puntare la lente sul possibile impatto dell’Intelligenza Artificiale sul lavoro pubblico è l’indagine che ieri mattina Fpa (società del gruppo Digitale360) ha presentato in apertura di Forum Pa 2024. Proprio nel giorno in cui l’Europa ha dato il via libera definitivo all’AI Act, la prima legge al mondo che regola le tecnologie di ultima generazione. E che classifica diversi tipi di intelligenza artificiale in base al livello di rischio: i sistemi di IA che presentano un rischio limitato saranno soggetti a obblighi di trasparenza molto leggeri, mentre quelli che potrebbero causare danni alla società, quindi considerati ad alto rischio, saranno tenuti a soddisfare una serie di requisiti e obblighi per accedere al mercato dell’Ue.

Fatta la legge però non è certo un mistero che in Italia, come un po’ nel resto delle economie avanzate, si sia innescato un dibattito sugli effetti dell’Intelligenza Artificiale sui mestieri, soprattutto quelli a bassa competenza umana. Un allarme che ci sta tutto. Tra i lavoratori pubblici altamente esposti, gran parte (l’80%) potrebbe infatti integrare l’Intelligenza Artificiale nel proprio lavoro, ottenendo notevoli miglioramenti: circa 1,5 milioni di lavoratori con ruoli di leadership e gestione (come dirigenti scolastici, responsabili strategici e leader di progetti innovativi, esperti tecnici e professionisti, prefetti, magistrati e direttori generali), infatti, possono operare in modo complementare con le nuove tecnologie, se adeguatamente formati e con un’organizzazione abilitante. Ma, ed ecco il rovescio della medaglia, c’è un 12% a rischio di sostituzione.

Tradotto, sono vulnerabili ben 218mila dipendenti pubblici appartenenti alle professioni meno specializzate, caratterizzate da compiti ripetitivi e prevedibili che potrebbero essere facilmente svolti dall’Intelligenza Artificiale. E chi sono i lavoratori più a rischio di perdere il posto? Il settore pubblico sarà altamente «esposto» all’impatto dell’IA tra le mansioni spettanti ai dipendenti e quelle che gli algoritmi sono in grado di svolgere. Questa interazione potrà tradursi in un arricchimento delle attività oppure in una sostituzione dei lavoratori, in particolare dirigenti, ruoli direttivi, tecnici, ricercatori, insegnanti, legali, architetti, ingegneri, professionisti sanitari e assistenti amministrativi. La posizione del governo italiano è per il momento abbastanza accomodante verso la rivoluzione dell’IA. Come ha chiarito dallo stesso Forum il ministro della Pa, Paolo Zangrillo, «la trasformazione digitale e l’Intelligenza Artificiale rappresentano una grande opportunità, anche se ci saranno mestieri che muoiono dall’oggi al domani. La trasformazione digitale ci offre la possibilità di cambiare il nostro modo di operare in maniera più rapida e smart, quindi è una grande opportunità. Ci saranno mestieri che muoiono dall’oggi al domani, ma nello stesso tempo ci sono nuovi mestieri che nascono».

Redazione Il Tempo
di Gianluca Zapponini

 

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