New York Times contro OpenAI: l’editore minaccia azioni legali, e nel frattempo disabilita l’accesso al crawler di ChatGPT

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Il quotidiano americano ha cercato invano di trovare un accordo con OpenAI per utilizzare gli articoli come base per addestrare ChatGPT. Dopo il fallimento delle trattative, il New York Times sta valutando di procedere per vie legali

di Alberto Falchi

Tempi duri per le intelligenze artificiali generative, compresa quella più nota, ChatGPT di OpenAI. Questa volta è il New York Times a muovere critiche, minacciando anche di agire per vie legali contro la società per violazioni del copyright. E nell’attesa di capire come si muoveranno le cose, l’editore ha disabilitato l’accesso al sito di GPTBot, il crawler introdotto da OpenAI che si occupa di scansionare le pagine Internet per trovare nuovi dati da dare in pasto agli algoritmi.

New York Times contro ChatGPT: il nodo del copyright

Come riporta npr.org, il New York Times sta valutando azioni legali contro OpenAI. Secondo i vertici del quotidiano, infatti, non è corretto che ChatGPT venga addestrato utilizzando i dati dell’editore. Non si tratta di un fulmine a ciel sereno: come spiegato nell’articolo di NPR, infatti, le due imprese hanno discusso a lungo per cercare un accordo, purtroppo invano.

Il problema è piuttosto semplice da comprendere: per fornire risposte, ChatGPT deve essere addestrato. E per farlo, deve scansionare milioni di siti Internet. A oggi, questo avviene senza un permesso esplicito, fatto che non piace agli editori. Le critiche del NYT sono comprensibili, per molti versi: gli utenti potrebbero infatti porre domande all’IA, ottenendo risposte derivate anche dagli articoli del NYT, senza però rimandare alle pagine del quotidiano come avviene con una normale ricerca su Google, Bing o altri motori.

Al momento, non si sa come procederà la situazione. Quello che è certo è che il noto quotidiano, come riporta The Verge, ha disabilitato l’accesso al crawler con una modifica al file robots.txt del sito, a tutti gli effetti impendendo all’IA di OpenAI di scansionare ulteriormente il sito.

OpenAI non è l’unica che si sta trovando a fronteggiare problemi legati al copyright: Getty Images per esempio ha avviato una causa contro Stability AI, “colpevole” secondo l’azienda di aver utilizzato senza permesso le sue immagini per addestrare il generatore di immagini basato su IA.

Difficile dire come andrà avanti la questione ma è evidente che il tema dell’addestramento delle intelligenze artificiali non è da sottovalutare e il principio del fair use non è detto che si possa applicare a come le IA utilizzano i dati di terze parti.

 

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