Perché Twitter cambia logo e diventa X

Elon Musk manda in pensione l'uccellino blu, seguendo il progetto di lungo corso di una super-app

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Prosegue il lavoro di profondo rinnovamento di Twitter da parte di Elon Musk, che nella serata di ieri 23 luglio ha pubblicato una sorta di video teaser della prossima novità del social network, ovvero il cambio di logo e nome in una X. Come ampiamente anticipato, il celebre uccellino blu, simbolo del portale sin dalla sua creazione, è dunque pronto al pensionamento per seguire a spron battuto il sentiero tracciato che porta a una super-app tuttofare. Un’applicazione che prende come ispirazione la ben nota cinese WeChat di Tencent, così da essere anche in grado di gestire pagamenti, servizi di e-banking e ampliare le capacità commerciali.

Twitter aveva acquistato il logo dell’uccellino blu per una somma di circa 15 dollari su iStock nel 2006, per poi ridisegnarlo nel 2012: dopo una brevissima parentesi con il mitologico Doge, il nuovo simbolo sarà una X stilizzata e minimalista. E “Art déco”, come descritta dallo stesso Elon Musk: al momento della stesura di questo articolo, c’è ancora l’uccellino blu, ma la transizione dovrebbe avvenire nelle prossime ore in modo definitivo.

Ricordiamo che anche il profilo ufficiale @twitter ora si chiama soltanto X, mentre nelle scorse ore sulla facciata dell’edificio dei quartieri generali a San Francisco è comparso il simbolo, proiettato a mo’ di batsegnale. Era dallo scorso aprile che anche la società, di fatto, non si chiamava più Twitter, ma era stata incorporata appunto in X Corp.

In conclusione, sarebbe in realtà più corretto riferirsi a un ritorno alle origini più che a una novità per Elon Musk, che già nel 1999 aveva lanciato la startup di online banking chiamata appunto X.com poi fusasi con Confinity dando vita a PayPal. Si chiude dunque un cerchio con Twitter che diventa X in tutto e per tutto, proponendosi come servizio trasversale. La prima sfida sarà però quella di cercare di riconquistare il favore degli utenti e il valore di mercato perduto.

Redazione Wired
Diego Barbera

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