di Patrizia Gariffo
Gli assistenti virtuali che permettono di gestire una casa intera grazie ai comandi vocali avevano un limite: non erano in grado di riconoscere la voce di chi ha problemi di linguaggio. Sul superamento di questo limite si è messo a lavorare Davide Mulfari, ingegnere informatico messinese, affetto da una disartria dovuta a una tetraparesi spastica. Per lui come per altre persone che hanno problemi nell’articolazione delle parole, usare Alexa di Amazon o Google Home era difficilissimo se non impossibile. Così ha creato CapisciAMe, la app che ha l’obiettivo di permettere a tutti (nessuno escluso) di controllare la domotica e di far recepire i messaggi vocali agli assistenti virtuali installati in casa. L’app è stata perfezionata in tre anni grazie anche alle persone con difficoltà di parola che hanno “donato” la loro voce per addestrare CapisciAMe al riconoscimento, ad oggi, di cinquantaquattro vocaboli.
“Per estendere il suo funzionamento a uno spettro sempre più ampio di tipologie di disturbi del parlato, però, l’app ha bisogno del contributo del maggior numero possibile di persone che hanno problemi nel linguaggio”, spiega Davide Mulfari. Da qui l’invito a chi è affetto da disartrie e disordini del linguaggio a dare il proprio supporto scaricando gratuitamente l’applicazione da Play store di Google o da App store di Apple e ripetere più volte e in modo guidato le cinquantaquattro parole che propone l’applicazione.
L’invenzione di Mulfari pochi giorni fa è stata la terza idea più votata al contest Millions Of Reasons, promosso annualmente a livello mondiale dal Word Cerebral Parsly Day. L’evento è aperto alle idee creative impattanti sulla vita di chi soffre di paralisi cerebrali, idee nate da esperienze dirette di vita vissuta. Grazie a questa partecipazione “sono riuscito ad aumentare la visibilità internazionale di CapisciAMe e a stabilire contatti scientifici prima impensabili”, racconta ancora Mulfari. I risultati della ricerca sono stati pubblicati anche su riviste scientifiche. Ma il progetto finora ha potuto contare quasi esclusivamente sulle risorse informatiche di proprietà di Mulfari: “Se potessi usufruire di mezzi tecnologici più adeguati sarebbe tutto molto più semplice”, chiosa l’ingegnere informatico messinese.