Rendere i contenuti web accessibili ai non udenti: ecco come tradurli nelle “lingue dei segni”

Un’app ci mostra interpreti “segnare” le frasi di audio e video sul web, per farli fruire a utenti con deficit uditivi

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Ci siamo già preoccupati di approfondire come app e programmi di nuova generazione possano essere un sostegno valido per la consultazione e l’utilizzo attivo di internet da parte dei soggetti affetti da deficit visivi. Scavando ulteriormente in quel mondo, in cui si gioca la fondamentale partita dell’accessibilità senza barriere e della piena fruibilità dei contenuti e degli strumenti della rete, è interessante scoprire anche l’esistenza di mezzi che offrono grandi opportunità cucite su misura di chi è colpito da sordità o deficit uditivi.

Premessa: come comunica chi ha deficit uditivi

Per le persone ipoacusiche o sorde, l’handicap non è semplicemente contraddistinto dalla mancanza del senso dell’udito. La LIS (Lingua Italiana dei Segni) e tutte le altre lingue dei segni a livello mondiale, infatti, non sono una mera traduzione letterale delle parole che compongono la lingua di riferimento (ad esempio, se vogliamo porre la semplice domanda “Come ti chiami?” non tradurremo le singole parole, ma il significato della frase nell’intero, che comprenderà i segni che indicano le parole “tuo-nome-quale”, accompagnati da un’espressione visiva che esprime domanda). Ecco perché comunicare con una persona sorda è come per un ticinese o un italiano dare delle indicazioni a un finlandese! Con l’aggravante che sordo e udente non utilizzano nello stesso modo gli stessi canali comunicativi: il primo sfrutterà appieno e quasi esclusivamente il canale visivo-gestuale, mentre per il secondo questo sarà solo un complemento (linguaggio non verbale) di quello uditivo (linguaggio verbale).

La tecnologia che “traduce” ogni lingua in una lingua dei segni

Per fortuna, la tecnologia viene in soccorso del contesto appena descritto: oggi, ad esempio, abbiamo l’opportunità di tradurre da italiano a LIS grazie a delle app scaricabili gratuitamente. Ovviamente, non segneremo (“parleremo” a gesti) come degli interpreti, ma il sol fatto di ritrovarci a guardare la realtà con gli occhi di chi la vive in modo diverso può rappresentare, di certo, un’esperienza utile su vari fronti: intanto, perché ci dà occasione di conoscere una lingua completamente differente da tutte le altre, che interpreta il mondo attraverso un’ottica molto più pratica; e poi, certamente, perché attraverso questi strumenti possiamo ridimensionare, in senso lato, forme purtroppo ancora diffuse di esclusione sociale.

La più diffusa applicazione e la prima che compare sul Play Store di Google, sotto la ricerca LIS, si chiama Spread the Sign.

Spread the Sign: mettere in contatto sordi e udenti attraverso un’app

Spread the Sign è l’app gratuita che ci permette di vedere (e capire) come le parole che vogliamo tradurre vengano segnate da un interprete.

L’aspetto interessante di questa applicazione è che, una volta scaricata, si aprirà una pagina che permetterà di scegliere tra ben 32 lingue (alle quali corrispondono altrettante lingue dei segni). Selezionando la lingua per cui vogliamo ottenere il servizio di traduzione, scopriremo che ci sarà l’opportunità non solo di tradurre un singolo vocabolo (che potrebbe essere inteso in decine di modi differenti, a seconda del contesto in cui vogliamo inserirlo), ma anche intere espressioni (tra cui la già citata “Come ti chiami?”). Questo perché, esattamente come nelle lingue parlate, le lingue dei segni si differenziano da una località all’altra, una varietà che sfocia in una sorta di dialetti con caratteristiche peculiari.

Ovviamente, non si può pretendere che questa applicazione ci fornisca le conoscenze di base della grammatica segnata: la sintassi di queste lingue, infatti, è completamente diversa da quella a cui siamo abituati. L’app, però, nella sua versione a pagamento (le sezioni Alfabeto manuale, Preferiti e BabySigns), da sostenere tramite una donazione obbligatoria, può essere utilizzata anche per rendere anche i nostri contenuti promozionali e informativi online (es. i podcast, le web radio, ma non le dirette social, per cui c’è bisogno di interpreti in carne e ossa) fruibili anche da chi ha dei deficit uditivi.

Crediamo fortemente nel principio secondo il quale rendere le risorse presenti in internet accessibili e utilizzabili da tutti, indipendentemente dalle loro possibilità fisiche, rappresenti un processo culturale fondamentale, ma anche come una grande opportunità per aziende e professionisti che vogliano innovare e rivolgersi, senza esclusioni, all’enorme bacino di utenti che è possibile raggiungere in rete. In questa prospettiva, l’usabilità universale delle piattaforme si presenta come uno snodo ormai imprescindibile per chi, come noi, si occupa di supportare chi fa impresa con competenze di marketing e sviluppo informatico.

 

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