Le grandi idee a volte nascono da piccoli drammi familiari. Prendete il caso di Alessandra Farris (nella foto), 37 anni, un’imprenditrice sarda che per tutta la sua vita si è scontrata contro quel muro invisibile edificato dalla sordità di entrambi i genitori.
Andrea Cuomo – Sab, 03/06/2017 – 06:00
Alessandra a lungo ha meditato su come avrebbe potuto abbattere quel diaframma ovattato. L’occasione gliel’ha offerta tre anni fa l’incontro all’università di Cagliari, nel corso del «Contamination Lab», con Giorgia Ambu e Antonio Pinese. I tre, sensibili e motivati, hanno creato la start-up IntendiMe, che potrebbe migliorare la vita dei milioni di sordi totali o parziali che vivono in Italia (ma non solo). Un’idea che è valsa ad Alessandra il premio popolarità nell’ambito della diciannovesima edizione del premio «La Donna dell’Anno», promosso dal consiglio regionale della Valle d’Aosta e celebrato mercoledì sera al centro congressi del Grand Hotel Billia di Saint Vincent. Con il premio, consegnato dalla madrina, la sciatrice Federica Brignone, Alessandra ha vinto un assegno di 15mila euro con il quale lei e i suoi soci potranno sviluppare la loro attività.
«Il sistema – racconta Alessandra – si chiama IntendiMe, che in sardo vuol dire ascoltami, ma la me è un gancio per il mercato internazionale. È pensato per rilevare i suoni scelti da chi lo usa grazie a una tecnologia versatile, universale, facile da usare ma soprattutto accessibile a tutti. Del resto sarebbe veramente sciocco offrire una tecnologia in grado di cambiare la vita della gente che però si possono permettere in pochi».
Il sistema funziona grazie all’interazione di tre dispositivi: i sensori sonori, la app e lo smartwatch. I sensori universali larghi poco più di una moneta da due euro, vengono applicati a fonti sonore come il campanello, il citofono, l’allarme, l’impianto antincendio, il forno, e sono regolati da una app che si può scaricare sullo smartphone o sul pc; quando uno degli impianti suona, avvertendo una anomalia, il sensore si attiva e manda un messaggio allo smartwatch, che si illumina e avvisa la persona sorda. «I miei genitori sono le nostre cavie, in questi giorni abbiamo dato loro i dispositivi perché li provassero e ora non vogliono più restituirceli». Il mondo deve essere accessibile a tutti. E le barriere invisibili sono le più insidiose perché non fanno rumore. E comunque nessun sensore le rileva.