L’intelligenza artificiale e il cloud computing al servizio dell’accessibilità. Microsoft ha annunciato il lancio di Ambizione Italia, progetto di ecosistema volto promuovere, attraverso il digitale, i valori della diversità nel nostro Paese.
L’obiettivo dell’iniziativa è chiaro e ambizioso: nessuno deve essere lasciato indietro. Con il cammino intrapreso che si traduce in un’alleanza strategica con aziende, istituzioni e associazioni, per sviluppare insieme nuove progettualità a supporto dell’inclusione nel quotidiano, facendo leva sulle più aggiornate tecnologie.
I partner del progetto per l’inclusione e l’accessibilità
Sono Ability Garden, Amplifon, Ansa, Barilla, Ey, Fondazione Accenture, Fondazione Adecco, Fondazione Vodafone, Fondazione Mondo Digitale, Gruppo Generali, Jointly – Il welfare condiviso, Kulta – Cervelli Ribelli, LinkedIn, UniCredit, Techsoup, Valore D e Wunderman Thompson le prime realtà che hanno aderito all’importante alleanza coordinata da Microsoft. Realtà che si sono impegnate a mettere a fattor comune competenze ed esperienze per programmare e realizzare iniziative per aiutare le persone con disabilità.
Le ragioni dell’iniziativa
Ambizione Italia per l’inclusione e l’accessibilità si fonda in particolare sullo sviluppo di progetti che fanno leva sulle recenti tecnologie. Intelligenza artificiale e cloud computing diventano così protagonisti per aiutare le persone nelle operazioni quotidiane più comuni. E così, proprio a tutti è offerta la possibilità di esprimere al meglio il personale potenziale, anche e innanzitutto nella vita professionale.
Inclusione in pratica
Nei prossimi mesi, a tutti gli attori coinvolti nell’iniziativa sarà riservata la possibilità di partecipare a sessioni formative, hackathon, incontri e condivisioni di best practice. La finalità di questi meeting sarà di favorire lo sviluppo di progetti per l’inclusione e per la riduzione delle barriere in alcuni ambiti specifici. Sarà possibile, ad esempio, esplorare nuove modalità di sviluppo, creazione o trasformazione di prodotti e servizi di uso comune, anche digitali, per renderli accessibili a fasce di utenti differenti: come nel caso dell’Xbox Adaptive Controller che facilita e migliora l’esperienza di gioco, progettato da Microsoft insieme a community di giocatori disabili per rispondere alle esigenze di tutti gli appassionati del gaming con mobilità ridotta. Discorso simile per l’ambito dell’educazione, dove sarà possibile lavorare, da un lato, con studenti e docenti su progetti di accessibilità e, dall’altro, valorizzare programmi educativi inclusivi: Microsoft, in tema, ha già avviato un programma di education nelle scuole in collaborazione con l’Associazione italiana dislessia per sensibilizzare su come le nuove tecnologie possano trasformare la diversità in un valore reale di crescita per tutti. Infine, il mondo del lavoro, in cui sarà offerta la possibilità di approfondire i vantaggi che oggi la tecnologia propone. Si potrà, così, favorire una maggiore inclusione professionale, valorizzando le risorse con disabilità cui, grazie all’innovazione, sarà data la possibilità di esprimere il loro pieno potenziale. Sotto questo punto di vista, già da tempo Microsoft mette a disposizione in maniera nativa nella propria suite Microsoft 365 soluzioni inclusive per aiutare i collaboratori aziendali: la funzionalità di lettura immersiva per persone ipovedenti, per esempio, o il servizio di sottotitoli e traduzione in tempo reale per i non udenti o per coloro che parlano lingue diverse durante le riunioni virtuali con Teams.
Disabilità: un problema di tutti
Barbara Cominelli, direttore marketing & operations di Microsoft Italia, traccia una fotografia dell’odierna situazione in Italia in tema di inclusione e accessibilità: “Attualmente ci sono oltre 3 milioni di persone con disabilità, numero che cresce in modo esponenziale se consideriamo anche le disabilità nascoste o momentanee. Ognuno di noi, in un certo momento della propria vita, si trova ad affrontare questo tipo di sfida, che sia una disabilità temporanea, perché ci si è fratturati una gamba in un incidente, o situazionale, perché devo necessariamente rispondere a una mail e non ho entrambe le mani libere. Inoltre, solo poco più del 30% dei disabili tra i 15 e i 64 anni ha un’occupazione. Un dato allarmante, sintomatico della difficoltà per queste categorie a integrarsi pienamente nella società odierna”.
Nuove tecnologie, straordinarie opportunità d’inclusione
“Le nuove tecnologie possono offrire straordinarie opportunità alle persone con disabilità: l’AI in particolare può aiutare ad essere più connessi con gli altri, attraverso strumenti che agevolano la lettura, l’ascolto e la scrittura, potenziando così le capacità umane e contribuendo ad acquisire nuove competenze”, spiega Barbara Cominelli. “In Microsoft, per esempio, lavoriamo da sempre a rendere i nostri prodotti e servizi accessibili by design, ovvero pensati per essere utilizzati da tutti già nella fase della loro progettazione. Questo ci consente di dare un contributo importante alle persone che in questo modo possono vivere e lavorare come tutti”. Da qui, il passo che ha portato al coinvolgimento di altre realtà. “Non vogliamo affrontare questa sfida da soli”, sottolinea la responsabile marketing & operations di Microsoft Italia. “È proprio per questa ragione che abbiamo dato vita a un’alleanza dove mi auguro si aggiungano presto numerose realtà private e pubbliche. Insieme, grazie al digitale, possiamo rendere il nostro Paese più inclusivo e costruire un futuro migliore per tutti”.
Oltre inclusione e accessibilità: i numeri di Ambizione Italia
L’iniziativa dedicata all’inclusione e all’accessibilità fa parte di Ambizione Italia, progetto più ampio di formazione, aggiornamento e riqualificazione delle competenze in chiave digitale, avviato a settembre 2018. Un programma con il quale Microsoft ha già formato 500.000 persone e che si propone di coinvolgere, entro la fine del 2020, oltre 2 milioni di giovani, studenti, Neet e professionisti lungo tutto lo Stivale, con l’obiettivo di contribuire all’occupazione e alla crescita, riducendo il fenomeno dello skills mismatch, ovvero il divario tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle realmente disponibili.