In poco più di un anno hanno vinto una montagna di premi e ottenuto mille soddisfazioni. Ma ora è arrivata la parte più difficile: trovare i finanziamenti per mettere in pratica l’idea che sulla carta è tanto piaciuta anche all’ambasciata americana che li ha ospitati a New York per promuovere il progetto.
L’obiettivo di Alessandra Farris, Giorgia Ambu e Antonio Pinese, fondatori della start-up IntendiMe, è migliorare la vita delle persone sorde, aiutandole ad acquisire maggiore indipendenza e sicurezza. Come? Con un sistema innovativo che prevede una placchetta attaccata a una sorgente sonora prescelta, dal telefono al rubinetto dell’acqua, in grado di rilevarne il suonoe trasmetterlo a un braccialetto speciale pronto a vibrare e a indicare sul display la fonte sonora rilevata.
“Io ho due genitori sordi” ci tiene a dire Alessandra “hanno solo una disabilità, non sono diversi da noi. Con IntendiMe vogliamo diffondere la conoscenza della cultura sorda facendola integrare con quella udente”. Entro l’anno il sistema ideato da questi tre trentenni pieni di entusiasmo verrà presentato al mercato. “Raggiungere il risultato è diventata la nostra ossessione. Ci siamo conosciuti al Contamination Lab, promosso dall’università di Cagliari, e da allora non ci siamo più lasciati” racconta scherzando Giorgia. “Abbiamo acquisito tante competenze” dice Antonio. “È stata un’esperienza bellissima resa possibile dal sostegno di The Net Value, l’incubatore di start-up che ci ospita”.