L’attore: “E’ la felicità che ti porta a essere un campione”
Roma, 12 gen. – Al via, da mercoledì 17 gennaio, in prima serata su Canale 5, “I Fantastici 5”, la nuova serie tv in 8 puntate (prodotta da Lux Vide) che racconta l’attività sportiva, le difficoltà, le passioni e le relazioni di un gruppo di atleti paralimpici della Società Sportiva di Atletica Leggera Nova Lux, e del loro allenatore, Riccardo Bramanti, interpretato da Raoul Bova.
Riccardo ha dedicato la sua vita alle sue più grandi passioni: l’atletica e l’allenamento, anche a costo di trascurare la moglie e le figlie, Anna e Giorgia , con cui Riccardo fatica ad entrare in sintonia.
Inizia così il viaggio di Riccardo: “Interpretare questo personaggio, Riccardo Bramanti, è stato un bel viaggio, una bella scoperta, spesse volte anche non facile”, dice Raol Bova ad askanews. “Di fiction che parlano di disabilità nello sport non sono state fatte mai così spesso e soprattutto non sono mai state approcciate in questo modo quasi inverso, cioè non il disabile o chi prova a fare competizioni e piano piano alla fine riesce a vincere modello alla Rocky, ma contrariamente un campione che piano piano perde il proprio smalto, non capisce per quale motivo comincia a perdere, e grazie ad un allenatore li riporta alla vera essenza dello sport. Essere felici ti porta a essere un vincente”.
Riccardo guida un gruppo di giovanissimi atleti under 12 in un modesto campetto di provincia. Una semplice telefonata però, sta per cambiare tutto ed è pronto a trasferirsi al Centro Sportivo della Nova Lux di Ancona, prestigiosissima società sportiva, al vertice del panorama nazionale per quanto riguarda l’atletica paralimpica italiana.
I quattro velocisti che Riccardo dovrà allenare si devono preparare agli Europei che si svolgeranno di lì a tre mesi. Sono: Greta, amputata e con una protesi alla gamba sinistra; Christian, in sedia a rotelle; Elia, con difficoltà neuronali legate al movimento; Marzia, cieca.
Come è stato affrontare il tema della disabilità in una fiction? “Il mondo della disabilità viene affrontato ma sullo sfondo, non si vuole dare una visione pietistica o cercare di commuovere lo spettatore, ma si vuole raccontare la difficoltà che sono simili tra con i disabili che non, cioè l’approccio allo sport. Quello che spesso è la disabilità interiore, interna a noi”, conclude Bova.
Redazione Il Messaggero
(askanews)