Disabilità sensoriali: InCinema spinge per l’inclusività

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“L’Italia è molto indietro rispetto ad altri Paesi europei sul tema delle disabilità sensoriali e il settore cinematografico tenta di liquidare la questione sul piano economico, mentre la realtà è diversa”: Secondo Federico Spoletti, ideatore di InCinema, il primo festival cinematografico italiano accessibile alle persone con disabilità sensoriali, produrre versioni sottotitolate e audiodescrizioni incide per circa lo 0,1 percento del totale dell’economia di un film. Dall’altro lato, le normative esistono ma non si conoscono o comunque non vengono rispettate.

La legge Franceschini del 2016 prevede infatti che tutti i produttori di contenuti che vogliono accedere ai finanziamenti pubblici per realizzare il proprio film devono includere nel prodotto finale anche le versioni accessibili alle persone con disabilità sensoriali: i sottotitoli per le persone sorde e ipoudenti e l’audiodescrizione per le persone cieche e ipovedenti. Lo scoglio sta nella mancanza di obbligo sulla loro distribuzione, per cui è sufficiente dimostrare che sono state prodotte. Spoletti denuncia anche il livello di qualità piuttosto basso delle produzioni e il fatto che gli utenti spesso non sono al corrente della loro esistenza, anche perché quando il film esce in sala difficilmente queste versioni sono già disponibili.

“La Convenzione internazionale delle persone con disabilità del 2006 prevede che tutti abbiano la possibilità di vivere la vita culturale e di fruire dell’informazione in condizioni di equità. Questa convenzione è stata recepita anche in Italia, ma non se ne vedono i risultati”.

“La fruizione di audiodescrizioni o sottotitoli – continua Spoletti – non riguarda solo chi ha disabilità audio-visive. Per una persona che vive in un Paese straniero, il sottotitolo tradotto è necessario”. Si tratta delle cosiddette disabilità temporali o situazionali: “L’idea è di spingere su un concetto di accessibilità universale e in questo senso il mondo anglosassone è un po più avanti”. Il tema è stato utilizzato anche per scopi politici, con il risultato che oggi la tv inglese è sottotitolata al 100 percento. La legge prevede che il 20 percento della produzione televisiva sia anche audiodescritta, ma i dati si attestano al 40 percento su alcune reti. Nel Regno Unito circa l’80 percento dei giovani utilizza abitualmente i sottotitoli. Audiolibri e podcast si stanno diffondendo a macchia d’olio nel contesto di una società sempre più veloce.

A ciò si aggiunge la crescita dell’età media: un 60enne su sei ha una forma di disabilità sensoriale. D’altro canto anche le pessime abitudini di fruizione, secondo Spoletti, non aiutano: “Ascoltiamo la musica a volumi altissimi e abbiamo stimoli visivi accelerati dovuti al fatto che viviamo davanti a un display. Il problema delle difficoltà audio-visive viene ancora considerato un problema di pochi, ma in realtà è un problema di tanti”. Oltre alla pandemia, secondo l’esperto, a dare una spinta alla diffusione di tecnologie prima meno conosciute sono state anche le piattaforme streaming, che hanno inserito linee guida dedicate all’inclusività. Per le produzioni originali Netflix, ad esempio, ha preso il via l’obbligo di sottotitoli e audiodescrizioni, una pratica che si è poi diffusa ad altre piattaforme.

“Vivere un’esperienza inclusiva significa poter andare al cinema con tutti, non dover per forza andare a proiezioni dedicate”, dice Spoletti. Dopo l’apertura di Firenze lo scorso 26 ottobre, InCinema ha fatto tappa a Lecce, Roma, Udine e Bologna ed è giunto a Torino l’8 e il 9 gennaio presso il cinema Massimo: l’evento si sposterà a Milano e si concluderà a Trieste il 24 gennaio. Di fondamentale importanza, secondo il suo ideatore, è la collaborazione con My Movies, che rende disponibili sul suo sito buona parte dei film a un prezzo forfait di dieci euro. Tramite l’applicazione gratuita Earcatch, poi, si può ascoltare l’audiodescrizione dei film, sincronizzata automaticamente durante la proiezione.

Redazione FuturaNews

 

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