«Altri schemi»: Marie Heurtin – Dal buio alla luce

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Il prossimo giovedì 21 gennaio, alle ore 20.45 presso il Polo Culturale Diocesano Vigilianum, in via Endrici 14 – Trento, si rinnova l’appuntamento a ingresso libero con “Altri schermi”, la proposta curata dall’Associazione BiancoNero – Religion Today Filmfestival in collaborazione con l’Ufficio Cultura e Ufficio Ecumenismo e Dialogo interreligioso della Diocesi di Trento: un invito a mettersi nei panni dell’altro, mutare punto di vista, guardare con occhi più attenti, critici, selettivi.

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Per questo primo evento 2016, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, la scelta è caduta sul film Marie Heurtin – Dal buio alla luce, vincitore del premio

SIGNIS nell’edizione 2015 del Religion Today Filmfestival. La pellicola, che verrà distribuita nelle sale nelle prossime settimane e già oggetto della felice collaborazione con ENS in occasione della scorsa edizione del Festival, sarà riproposta nella versione italiana con sottotitoli italiani per i non udenti.

L’ingresso alla proiezione è libero e gratuito.

IL FILM

L’isolamento assoluto di un mondo senza suoni e senza immagini. È la prigione della piccola Marie Heurtin, 14 anni, nata sorda e cieca nella Francia di fine Ottocento, dove la sua incapacità di comunicare è considerata un’insanabile minorazione. Di fronte al parere del medico che la giudica “idiota”, il padre di Marie, modesto artigiano, tenta il tutto per tutto chiedendo soccorso all’Istituto di Larnay vicino Poitiers, opera delle Figlie della Sapienza, dove le suore si prendono cura di ragazze sorde. Vincendo lo scetticismo della madre superiora, la giovane suor Marguerite prende sotto la propria ala quel “piccolo animale” dal destino segnato e decide di dedicarsi con tutta se stessa a liberare Marie dall’oscurità che la avvolge.

Sullo schermo prende forma una storia d’amore umile, paziente, sviluppata in punta di dita, attraverso le inquadrature sensibili delle mani, attraverso le musiche della violoncellista francese Sonia Wieder-Atherton ma soprattutto attraverso i lunghi silenzi, che con semplicità invitano lo spettatore a interrogarsi su cosa significhi vivere senza poter vedere, sentire, parlare; un ponte di precomprensione che arricchisce il lungo dialogo tra cinema e diversità

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