L’editoriale di Lisa Noja, consigliera per Italia Viva in Regione Lombardia che da anni si occupa di sanità, disabilità, diritti e lotta alle discriminazioni
Redazione Wired
di Lisa Noja
Ho letto con grande interesse e ammirato stupore l’intervista rilasciata qualche giorno fa a Wired Italia da Stefano Corsi, project manager del Festival di Sanremo 2025.
Ha parlato di tecno-lampadari, motorizzazioni cinetiche, getti di scintille realizzati con polveri non infiammabili, apparati video e sceno-luminoso che utilizzano software e mediaserver totalmente innovativi, sistemi super evoluti di cybersicurezza. Insomma, un Festival in cui pare siano stati messi in campo gli strumenti tecnologici più avanzati per regalare agli spettatori, dell’Ariston e a casa, un’esperienza all’insegna dell’”eleganza della semplicità e dell’armonia”, per usare le parole dello stesso Corsi
L’unico aspetto non trattato dal project manager del Festival è stata l’accessibilità all’evento. Mi sono detta che, a fronte di un tale dispiegamento di mezzi e risorse, certamente anche su questo ci sarebbero state grandi novità. Da un lato, è innegabile l’attenzione all’accessibilità per le persone con disabilità sensoriale che guardano Sanremo da casa: i sottotitoli, il servizio LIS e l’audiodescrizione sono attivi per tutta la kermesse. Ma visto il grande lavoro che stiamo facendo io e il “Comitato per gli eventi dal vivo accessibili” con il movimento #LIVEFORALL, mi sono chiesta: per chi vuole partecipare in presenza come funziona? Nel Regolamento per l’acquisto dei biglietti per il Festival si legge che l’organizzatore mette a disposizione degli “Utenti portatori di disabilità motoria che comporti l’utilizzo della sedia a rotelle per la deambulazione” (e sorvoliamo sulla terminologia) un numero limitato di biglietti.
Non è fornita alcuna indicazione su quanti siano questi biglietti, né su come siano acquistabili. Sarà a sorteggio? A chi arriva prima? Ma non è tutto.
Il Regolamento richiede espressamente che la persona non si limiti a produrre l’attestazione di disabilità, ma fornisca un certificato medico comprovante “l’obbligo di utilizzo di sedia a rotelle”. Onestamente, un tale bizantinismo non si era mai visto. E non solo. Per le persone con disabilità, e solo per loro, è prescritto l’obbligo di acquistare due biglietti, uno per sé e uno per il proprio accompagnatore. In pratica, sarei costretta ad essere accompagnata e acquistare 2 biglietti, che se per le prime 4 serate dovrebbero costare 200 euro, per la finalissima a quanto pare arrivano a 730 euro a biglietto per la platea. Totale: 1.460 euro se “voglio” assistere alla finale di domani. Ma perché poi non posso scegliere di andare al Festival in beata solitudine?
Non voglio credere che il sistema sia strutturato apposta per scoraggiare le persone con disabilità dal provare ad acquistare il biglietto per l’Ariston. Nei fatti, però, questo rischia di essere il risultato ottenuto da regole tanto nebulose, arbitrarie e penalizzanti.
Sanremo è la più importante vetrina della musica italiana e non solo. È un evento mediatico di cui si parla ovunque per una settimana. Non è un caso che, in questo contenitore, ogni anno vengano inseriti i più svariati temi sociali. Anche la disabilità trova sempre più frequentemente spazio nel corso dello spettacolo, purtroppo quasi sempre con l’uso di parole che dimostrano la scarsa competenza degli autori nella rappresentazione delle persone con disabilità. Ne è un esempio il modo in cui Carlo Conti ha presentato ieri sera durante la terza serata di Sanremo 2025 il Teatro Patologico, un bel progetto raccontato in modo maldestro, a tratti paternalistico e pietistico.
Detto ciò, se oltre che parlare di disabilità dal palco dell’Ariston, ci si adoperasse per consentire a tutte le persone con disabilità di godere di Sanremo dalla platea, in condizioni di uguaglianza rispetto al resto del pubblico, forse si contribuirebbe in modo assai più utile ed efficace ad abbattere la cultura abilista e discriminatoria che, purtroppo, ancora impregna i vari ambiti del nostro Paese.