Quante volte abbiamo sentito, soprattutto, in questo periodo di pandemia e post pandemia la frase “il teatro di tutti”; “il teatro per tutti”, “torniamo a teatro”, ecc. e di certo qualcuno avrà anche pensato di andarci solo se ne avesse avuto davvero l’opportunità. È davvero difficile avere spettacoli adatti ad ogni tipo di pubblico?
di Francis Turato
È questa la domanda che si sono fatte al Teatro stabile de Veneto e con l’aiuto della Fondazione Cariparo, alla consulenza del Consiglio Regionale Veneto dell’Ente Nazionale Sordi, della Sezione Provinciale ENS di Padova e dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, quella in scena venerdì 21 e sabato 22 ottobre al teatro alle Maddalene di Padova de “Gl’innamorati” è davvero una messa in scena accessibile a tutti.
Perché accessibile?
Accolti al teatro, nel centro di Padova, a due passi dal polo universitario Beato Pellegrino, lo spettacolo è stato adattato anche a un pubblico di ciechi e sordi: i primi hanno avuto accesso a un audio introduzione dello spettacolo, a un pieghevole di sala tradotto in alfabeto braille, mentre i secondi hanno potuto seguire i dialoghi grazie all’ausilio di un tablet con sottotitoli e a un video introduttivo con traduzione in LIS.
Lo spettacolo
Sembra una cosa semplice, ma non lo è affatto. C’è un lavoro minuzioso dietro, che restituisce finalmente la libertà e la freschezza di poter seguire uno spettacolo anche a chi fino al giorno prima non poteva farlo. In scena la commedia goldoniana “Gl’innamorati” con la regia di Andrea Chiodi, che risulta essere modernissima sebbene scritta nel 1759. Sarà il tema trattato, un evergreen come i rapporti d’amore, saranno gli attori, volti noti e sempre più affermati, della Compagnia Giovani del TSV, Gianluca Bozzale, Gaspare Del Vecchio, Riccardo Gamba, Elisa Grilli, Cristiano Parolin, Francesca Sartore, Leonardo Tosini e Ottavia Sanfilippo, che restituiscono un’armonia perfetta in questo testo adattato da Angela Demattè, mettiamoci anche la location, una chiesa sconsacrata come il teatro alle Maddalene, il risultato è una messa in scena pop che non ti lascia mai libero. Un’ora e 50 di ipnosi con un’amara verità finale: siamo sicuri di non riconoscerci in tutte quelle tensioni, in tutti quei sospetti, in tutte quelle incertezze che sono state rappresentate? Quante volte abbiamo esasperato i rapporti d’amore con gelosie, ripicche e parole indicibili? Possiamo rispecchiarci in tutto ciò?
Cosa resta?
Uscendo dalla sala si scorgono sguardi e sorrisi felici: non si riesce a non provare gioia per poter aver reso uno spettacolo accessibile a un pubblico che fino a ieri non poteva partecipare a questi eventi e pensare che in un piccolo teatro a Padova, sia successo questo “miracolo” (ma che miracolo non è) dà luce e speranza in un futuro sempre più alla portata di tutti.