La bellezza della diversità

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È cosa nota che il linguaggio del corpo, nella danza, nella performance come nel quotidiano, rende visibili miriadi di segni che si intrecciano nelle più svariate proporzioni con il movimento.

Una scena da «Esemplari femminili» © foto di Gianni Foraboschi

Dettagli a volte anche minimi che svelano in modo sorprendente sensazioni, umori, pensieri. Fattoria Vittadini, collettivo milanese che festeggia nel 2019 dieci anni di lavoro insieme sulla danza e sulla performance, nei loro spettacoli e progetti hanno a cuore da tempo una riflessione sui processi e l’accessibilità nella comunicazione. Un approccio che si sta facendo via via più portante. Il collettivo è attualmente formato da dieci danzatori/autori: Mattia Agatiello, Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Noemi Bresciani, Pieradolfo Ciulli, Maura Di Vietri, Riccardo Olivier, Francesca Penzo, MariaGiulia Serantoni, Vilma Trevisan. Formazione fluida, che alterna creazioni che vedono partecipe la maggior parte dei fondatori a titoli firmati dai singoli e aperti ad altri interpreti.

L’OCCASIONE di parlarne prende il via da una dello loro creazioni, Esemplari Femminili, spettacolo andato in scena al Kismet di Bari nella tredicesima edizione di DAB (Danza a Bari) che vede coinvolte come interpreti e autrici Francesca Penzo di Fattoria, la danzatrice israeliana Tamar Grosz, già membro della Batsheva Dance Company, e l’attrice segnante Rita Mazza. La proposta è tutt’altro che casuale: a partire da una riflessione sui diritti di chi ha una disabilità e sulla tutela della specifica identità linguistica e culturale delle persone sorde, Fattoria Vittadini è ideatrice dalla sua prima edizione 2018 del Festival del Silenzio, quest’anno alla Fabbrica del Vapore di Milano dal 2 al 5 maggio, direzione artistica della stessa Mazza.
Esemplari Femminili, nato alcuni anni fa per le sole Penzo e Grosz, è cresciuto con l’incontro con Rita Mazza. Si tratta di un lavoro che si interroga con piglio serio/ironico su cosa significhi essere donna, giocando tra i tipici cliché sul rapporto tra umore e ciclo mestruale a un affondo più pregnante nel femminile. Mazza accompagna il lavoro con la sua magnetica attorialità, affiancando la voce narrante fuori campo con la Lingua dei Segni, la LIS – la Lingua dei Segni Italiana – che il nostro paese, a differenza del resto d’Europa, non ha ancora riconosciuto attraverso una legge nazionale.

PENZO, GROSZ E MAZZA raccontano la bellezza della diversità nel femminile come nell’umanità tutta. Le parole segnanti di Mazza giocano ritmicamente con la voce fuori campo e con la presenza delle altre due autrici: a volte la lingua dei Segni è esattamente sulla voce, a volte è sfalzata, mettendo strepitosamente in moto in chi guarda la voglia di condividere la ricchezza dei singoli linguaggi. Sul prossimo festival del Silenzio dichiara Rita Mazza: «Quest’anno in modo ancora più forte vogliamo farci promotori di un accesso equo e reale e lanciare un segnale all’industria culturale: bisogna lavorare affinché ogni spettacolo, ogni forma d’arte siano accessibili a tutti». Un progetto da sostenere

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