Melio, la paura del covid e la disabilità. “Potrebbero decidere di non curarmi”

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Disposizioni salvavita dell’Istituto superiore di sanità riguardo l’utilizzo delle terapie intensive.

Il consigliere regionale dem che si batte per i diritti dei disabili si sfoga: “Non ci dormo la notte”

Firenze, 25 novembre 2020 – Come la legge animale che vige nella giungla. Dove tutti sono contro tutti e alla fine vince sempre il più forte. Niente di più lontano dalla concezione di umanità. Eppure è un principio atrocemente attuale in questi tempi segnati dal Covid che arriva perfino a ’misurare’ le possibilità di sopravvivenza delle persone e a dividere: i più forti da una parte, i più deboli dall’altra. Un pensiero che devasta il sonno di Iacopo Melio, neo consigliere Pd della Regione Toscana. “Non fa dormire la notte, da tante notti”, confessa Iacopo in un lungo sfogo su Facebook che in poco tempo ha ricevuto quasi 9mila interazioni. Un grido straziante che fa riflettere sulla ferocia inaudita di questa pandemia.

“Potrebbero non curarmi – scrive Iacopo – Oppure, per colpa mia, potrebbe morire il nonno ultra 80enne di un mio amico, non lo so e non riesco a immaginarlo. Ciò che è certo, però, è che il protocollo diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità, chiamato ’Decisioni per le cure intensive in caso di sproporzione tra necessità assistenziali e risorse disponibili’, scheda anche “quelli come me”, con gravi patologie. Le incasella. Le mette in classifica. Non più persone, ma cartelle cliniche da riordinare, tra quelli messi peggio e quelli un po’ meno peggio, che sono forse meglio di quelli “così-così””.

Peggio di un pugno dritto al cuore. Parole crude, che riportano alla mente le immagini delle bare trasportate dall’esercito a Bergamo meno di sette mesi fa. “Questo protocollo – continua Melio – lo useranno gli anestesisti per i casi in cui ci sia nelle terapie intensive una carenza di mezzi, risorse, posti letto e personale per poter salvare tutti i malati, dando così la precedenza in base a linee guida ora chiare e precise. Il principio, però, è lo stesso che si usa da tempo, nemmeno troppo silenziosamente: la priorità a chi ha maggiori speranze di sopravvivere. Vuol dire che se io sono attaccato a un macchinario, e arriva qualcuno più sano di me, normodotato e senza altre malattie, potrebbero staccarmi per cedergli il posto. Doloroso. Devastante. Quasi disumano”.

Il messaggio di Melio, campione di preferenze alle ultime elezioni dopo una campagna portata avanti online chiuso tra le mura di casa, è indirizzato anche al mondo politico: “Siamo passati dal cantare ai balconi, dirci che andrà tutto bene, raccontare storie e sostenere lacrime, al parlare di numeri, intubazioni disponibili, curve e percentuali. La politica, sia chiaro, ha le sue pesanti responsabilità. Così come una sanità che si è talvolta cibata di eccessi, mala gestione, errori su errori anche morali. Per questo anche noi, ora, non possiamo non pensare a quelle persone che sono storie da raccontare e lacrime da sostenere. Perché potrebbe riguardare noi, o un nostro caro, e non sarebbe più grave di quando tocca a uno sconosciuto”. Nient’altro si può aggiungere, se non il silenzio scandito da una fitta al cuore che non se ne va.

 

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