Dance Well, lezioni di danza e filosofia ai malati di Parkinson

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I partecipanti si ritrovano ogni sabato mattina nelle ex lavanderie di quello che un tempo era conosciuto come il Manicomio di Collegno

Un limite può essere il punto da cui ripartire. È questa l’idea che anima il progetto Dance Well, una pratica artistica di danza contemporanea e di filosofia rivolta principalmente a persone affette dal morbo di Parkinson, ma non solo. I partecipanti si ritrovano ogni sabato mattina nelle ex lavanderie di quello che un tempo era conosciuto come il Manicomio di Collegno, un luogo evocativo, non un posto come tanti.

A seguito della chiusura dell’ospedale psichiatrico, il padiglione “lavanderia” viene restaurato e oggi è rinato con una nuova identità, una residenza artistica chiamata «La Casa della Danza in Piemonte». Quando ci si avvicina a questo storico edificio in mattoni rossi, che in passato ospitava delle grandi macchine a vapore che lavavano e stiravano i panni dell’ospedale psichiatrico, non si rimane indifferenti. Attraversando il parco torna alla mente il lungo muro di cinta che, prima della legge Basaglia del 1978, divideva i «sani» dai «matti». A quell’epoca l’«anormalità» e la malattia psichiatrica andavano confinate, sottratte alla vista dei cittadini perché disturbavano. Dance Well, questa iniziativa gratuita di ballo artistico ha, in fondo, anche questo scopo: superare le differenze, facendo ballare insieme dei malati di Parkinson, dei danzatori e dei semplici cittadini.

In Italia ci sono circa 250mila persone affette da questa malattia che causa tremori, rallentamento nei movimenti e alterazione dell’equilibrio. Come ricorda Massimiliano Iachini, vicepresidente dell’associazione Giovani Parkinsoniani, questo stato ti costringe a vedere la vita da un altro punto di vista. Non c’è più spazio per la frenesia della vita moderna, ogni giorno sempre più accelerata. La lentezza nel fare le cose può ovviamente essere un limite, ma è anche un’opportunità per percorrere la vita a una velocità inferiore e per godersi appieno ciò che prima si dava per scontato. Iachini conduce anche un programma radiofonico su una web radio internazionale, chiamata Radio Parkies, nata con l’idea di dare voce e informazioni ai parkinsoniani.

L’iniziativa Dance Well nasce nella Casa della Danza di Bassano del Grappa nel 2015, sulla base di pratiche sviluppate in Olanda, e oggi si sta espandendo in tutto il mondo da Israele al Giappone. Attraverso l’espressione del proprio corpo, i partecipanti di Dance Well affrontano le classi di danza non come «persone con il Parkinson» ma come dei veri danzatori, che per due ore dimenticano la malattia. Una danza che non si balla da soli ma che si conduce in gruppo. Tra gli animatori dell’iniziativa c’è il performer Emanuele Enria che racconta: «Il nostro è un progetto artistico, non medico, e questo ci permette di sperimentare la creatività senza grandi vincoli». La performance fa oramai parte dell’arte contemporanea. La stessa fisicità dei corpi diventa una vera opera d’arte immersa nello spazio e nella musica. «La danza contemporanea entra a spada tratta nel Novecento, quando le punte scendono a terra, e ha modificato l’imprinting di un corpo profondamente codificato. La danza si è democratizzata e si è resa accessibile a tutti i corpi, anche quelli grassi o non adatti per danzare. Già negli anni Settanta ci sono stati degli esperimenti di danza anche con persone non vedenti o non udenti». Queste performance artistiche ti spingono a esplorare un diverso spazio percettivo, che ti permette di sperimentare nuovi mondi e anche un nuovo modo di danzare e di fare arte. Aggiunge Enria: «Io una volta mi sono permesso di dire che se fossimo nell’antica Grecia, il Parkinson verrebbe chiamato il demone della danza. Il tremolio, che a volte non è controllato, pone sempre la questione di dove nasce il movimento, come nella danza. Nelle nostre performance artistiche proviamo a pensare ai tanti modi alternativi in cui si può fare e visualizzare lo stesso gesto». Può capitare che alcuni dei partecipanti di Dance Well vengano selezionati da dei coreografi di passaggio nella residenza artistica e coinvolti in veri spettacoli di danza contemporanea.

Dopo la danza c’è anche spazio per delle riflessioni filosofiche, condotte da Gaia Giovine Proietti. La pratica del ballo viene così unita a quella della parola. Una parola che si fa corpo e un corpo che diviene parola, questo è il filo rosso che si dipana nei dialoghi e nella pratica artistica. Le considerazioni e le domande che nascono durante la danza vengono quindi discusse in un dialogo filosofico, che conclude l’attività della mattinata. Una conversazione che non si esaurisce con la classe di danza, ma che continua nel corso della settimana con lo scambio di poesie, riflessioni e pensieri. Per i parkinsoniani entrare e restare in scena è molto importante. Chi è affetto da questo morbo soffre spesso l’imbarazzo di essere osservato in strada durante un attacco di tremore. Conclude Emanuele Enria: «Più di una persona mi ha detto: da quando faccio Dance Well non mi vergogno più se mi viene una crisi in strada. Perché penso che in fondo io stia semplicemente danzando».

 

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