La bioplastica ricavata dagli scarti di pesce

Si decompone naturalmente in poco più di un mese

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La sostituzione degli oggetti monouso in plastica è un impegno che ha il sostegno di molte realtà e aziende, tutte impegnate a sviluppare alternative biodegradabili anche qualora vengano disperse nell’ambiente.

Ciò è senz’altro un obiettivo meritevole, ma tralascia un dettaglio: per produrre quelle plastiche si adoperano materie prime che potrebbero essere impiegate altrimenti, o non impiegate affatto.
Una studentessa dell’Università del Sussex, Lucy Hughes, ha ideato una soluzione: un materiale plastico che nasce dagli scarti della lavorazione del pesce.L’idea le è venuta visitando uno degli stabilimenti della Mcb Seafoods, dove ha notato il quantitativo di rifiuti costituito da sangue, esoscheletri di crostacei, scaglie di pesce e interiora. Si è quindi chiesta se ci fosse un modo di trasformare tutto ciò in qualcosa di utile.Dopo oltre un centinaio di esperimenti è nata MarinaTex, una bioplastica composta principalmente da pelli e scaglie di pesce tenute insieme da un legante organico.MarinaTex è un polimero versatile e biodegradabile: in un periodo compreso tra 4 e 6 settimane si decompone naturalmente se semplicemente collocato in una compostiera domestica.Le applicazioni ideali per le quali MarinaTex è stata ideata sono quelle monouso – gli imballaggi dei cibi, per esempio, dove può sostituire le finestrelle in plastica trasparente – ma può funzionare egregiamente anche come materiale per la realizzazione delle buste di plastica, per le quali offre una robustezza superiore al polietilene a bassa densità (Ldpe).Nonostante si dimostri molto promettente, MarinaTex è al momento ancora in sviluppo e non è pronto per essere immesso sul mercato. Chi volesse rimanere aggiornato può iscriversi alla newsletter tramite il sito ufficiale.Qui sotto, il video di presentazione e alcune immagini.

 

 

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