MOLFETTA – In questi giorni è stato ricordato il 20° anniversario della morte di Lady Diana Spencer. Trentadue anni fa, il 2 maggio del 1985, la principessa e il principe Carlo d’Inghilterra vennero in Puglia a Trani, bari, e Molfetta, dove, accolti dal sindaco dell’epoca Enzo de Cosmo (foto), visitarono l’Istituto Apicella.
Fu una data memorabile che rimane ancora nel ricordo di chi, anche dall’esterno, potette assistere alla visita. Per vedere Diana fu una corsa al posto, come scrisse il giorno dopo il giornalista Felice de Sanctis, direttore di “Quindici” sulla Gazzetta del Mezzogiorno raccontando l’entusiasmo della gente che aveva occupato fin dalle 7 di mattina i primi posti. Ci fu anche chi occupò posizioni multiple per la moglie, impegnata a portare i bambini a scuola, la suocera e la sorella. “Mi sembra un sogno disse una ragazza: è la prima volta che ho la possibilità di vedere dei veri principi. Tanti bambini sorridenti sventolano bandierine (“Voglio vedere la principessa e darle un bacio volante – disse il piccolo Corrado de Biase di 8 anni – sono sicura che è bella e buona come nelle favole”).
E fra le fantasie delle ragazze che sognano sempre di sposare un principe azzurro (“Chissà come avrà fatto Diana a incantare Carlo”, dicevano), c’è anche il piccolo Michele di 3 anni che chiede al papà: “il principe non è venuto col cavallo, dove lo ha lasciato?” raccontò il giovane cronista de Sanctis che ebbe il “privilegio” di stringere la mano alla principessa, di seguirla nella visita e raccogliere qualche commento sulla sua attenzione ai piccoli sordomuti. Poi scrisse l’articolo pubblicato il giorno dopo sulla Gazzetta del Mezzogiorno sull’entusiasmo della gente e mise in evidenza come lei fosse contenta di incontrare i bambini e si fermasse spesso vicino a loro, mentre il principe Carlo non sembrava condividere molto questo suo entusiasmo. Lei dolcissima, lui freddo, quasi annoiato. Non la meritava.Nessuno quel giorno avrebbe immaginato la fine di quel matrimonio reale e la tragica e prematura morte della principessa. Ecco perché oggi quel ricordo diventa triste e smentisce l’idea che tutte le favole abbiano un lieto fine.
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