Ludwig Guttmann, ecco chi è l’inventore dei Giochi Paralimpici

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Ludwig Guttmann, tra le menti più brillanti della scienza europea, è l’inventore dei Giochi Olimpici per persone disabili: ecco chi è

Ludwig Guttmann è stato la prima persona che ha veramente creduto nel recupero dei pazienti con lesioni spinali, il primo a credere che potessero ancora avere un ruolo attivo nella società.

Le origini e La gioventù di Ludwig Guttmann

Ludwig Guttmann nasce alla fine del XIX secolo da una famiglia ebrea ortodossa che nel 1902 si trasferisce in quella che oggi è la città polacca di Chorzow. Nell’ospedale di questa piccola cittadina, che era il primo al mondo dove si trattavano gli incidenti sul lavoro, Ludwig Guttmann comincia a fare le prime esperienze.

Si laurea in medicina specializzandosi in neurologia a Friburgo nel 1924. Tre anni dopo si sposa e dal matrimonio nascono due figli. Diventa uno dei più noti chirurghi tedeschi per il cervello.

L’importanza di Ludwig Guttmann

Nella prima parte del secolo avere una lesione spinale equivaleva quasi ad una condanna a morte. Solo una piccola parte dei mielolesi poteva sperare di sopravvivere per più di tre anni alla lesione. Se oggi non è più così è proprio grazie allo sforzo e alle intuizioni dello scienziato.

La fuga di Ludwig Guttmann dalla Germania

Gli anni Trenta sono anni dolorosissimi per gli ebrei nella Germania nazista. Ludwig Guttmann assiste inerme alle sofferenze del popolo ebraico e nel 1939 fugge con la famiglia in Inghilterra, dove, appena arrivato, gli viene offerto un posto come ricercatore presso l’università di Oxford per poi passare all’Ospedale Ortopedico della stessa città nel reparto delle lesioni nervose.

Ludwig Guttmann

Ludwig Guttmann e Stoke Mandeville

Nel 1944 il governo inglese gli affida l’istituzione del Centro per le lesioni spinali a Stoke Mandeville, un piccolo paesino non lontano da Londra. In questa struttura erano ospitati i reduci di guerra con mielolesioni, in gran parte piloti della RAF.

La modernità di Ludwig Guttmann sta nel fatto che intuisce che bisogna investire, curare e sviluppare le capacità residue dei pazienti con mielolesioni. E introduce lo sport come parte fondamentale di questo percorso riabilitativo. Cominciò con la palla medica, per proseguire con le freccette, il tiro con l’arco per poi approdare al basket in carrozzina.

Ludwig Guttmann Organizza i Giochi di Stoke Mandeville

Durante le Olimpiadi di Londra del 1948, lo scienziato capisce che l’attività sportiva per i mielolesi non solo deve essere parte integrante del programma di riabilitazione, ma può diventare parte della vita, aiutando i pazienti a ritrovare autostima, fiducia in loro stessi, persone con una dignità e delle opportunità di reinserimento nella vita sociale.

Così poco meno di venti atleti, quattro donne, partecipano alla prima edizione dei giochi di Stoke Mandeville, le future Paralimpiadi. Nel 1952, in occasione della seconda edizione si uniscono dei veterani di guerra olandesi: i giochi così cominciano ad avere una valenza internazionale.

Ludwig Guttmann e la Nascita delle Paralimpiadi

Nel 1956 Guttmann decide, insieme ad Antonio Maglio, medico italiano che si occupava della riabilitazione dei disabili presso il centro dell’Inail di Ostia, di portare le Paralimpiadi a Roma nel 1960. È la prima volta che Olimpiadi e Paralimpiadi si svolgono nella stessa città. Un traguardo importante, una pietra miliare per gli sport disabili che da quel momento conoscono una crescita ed uno sviluppo che ancora oggi continua senza sosta.

Se le Paralimpiadi sono diventate un palcoscenico importante per le persone disabili, il testimonial ideale per l’integrazione, il rispetto, il coraggio e la dignità lo si deve soprattutto al lavoro svolto da questo neurochirurgo tedesco fuggito in Inghilterra all’inizio della seconda guerra mondiale.

A Ludwig Guttmann deve andare il ringraziamento da parte di tutti coloro che nonostante il destino, avverso e beffardo, grazie allo sport hanno avuto modo di ritrovare quegli stimoli fondamentali per ricominciare una nuova vita.

 

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