SAN LUIGI GONZAGA SJ (1568-1591), simbolo di purezza e martire della carità

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Nel Martirologio Romano al 21 giugno troviamo scritto: “Memoria di san Luigi Gonzaga, religioso, che, nato da stirpe di principi e a tutti noto per la sua purezza, lasciato al fratello il principato avito, si unì a Roma alla Compagnia di Gesù, ma, logorato nel fisico dall’assistenza da lui data agli appestati, andò ancor giovane incontro alla morte”.

Figlio del marchese Ferrante Gonzaga fin dall’infanzia il padre lo educò alle armi, ma a 10 anni Luigi aveva deciso che la sua strada era un’altra: quella che attraverso l’umiltà, il voto di castità e una vita dedicata al prossimo l’avrebbe condotto a Dio. A 12 anni ricevette la prima comunione da san Carlo Borromeo, venuto in visita a Brescia. Decise poi di entrare nella compagnia di Gesù e per riuscirci dovette sostenere due anni di lotte contro il padre. Libero ormai di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all’eredità e all’età di 17 anni (il 25 novembre 1585) entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Roma. Il 25 novembre 1587 fece i primi voti religiosi. Studiò teologia e filosofia nell’antico Collegio Romano ed ebbe tra i suoi insegnanti e direttore spirituale San Roberto Bellarmino.

Dedicandosi agli umili e agli ammalati, insieme a san Camillo de Lellis e ad alcuni confratelli gesuiti si distinse soprattutto durante l’epidemia di peste che colpì Roma nel 1590. Luigi Gonzaga, trasportando, però, sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì. Era il 1591, aveva solo 23 anni. Beatificato nel 1605, è stato proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1726. Lo stesso papa lo dichiarò «protettore degli studenti» nel 1729. Nel 1926 fu proclamato patrono della gioventù cattolica da papa Pio XI. Nel 1991 San Giovanni Paolo II lo nominò patrono dei malati di AIDS.

É sepolto a Roma nella chiesa di Sant’Ignazio, dove si possono visitare le “Cappellette di San Luigi Gonzaga, all’ultimo piano dell’antico Collegio Romano”. La Basilica Santuario di S. Luigi Gonzaga, che conserva il suo teschio, si trova però nel centro storico di Castiglione delle Stiviere (Mantova).

Nel 1635, Giuseppe (Luigi) Spinelli (1613-1666), originario di Piazza Armerina (Enna), e appartenente al Collegio cardinalizio di Palermo, nel 635 soffriva di completa impossibilità di parlare e di paralisi a tutte le membra. Aveva una devozione particolare per il santo gesuita Luigi Gonzaga. In alcune sue apparizioni – che furono portate anche all’attenzione del processo di canonizzazione del santo – San Luigi gli prospettò la possibilità di parlare e quindi l’uso delle membra: le condizioni però erano piuttosto dure. Spinelli doveva fare i Grandi Esercizi di S. Ignazio, pregare ogni giorno un quarto d’ora in più, e la domenica mezz’ora, e digiunare la vigilia della festa di S. Luigi.

In altra apparizione gli disse che avrebbe dovuto restar muto per tutta la vita, ma Dio, per render noti a tutto il mondo i propri meriti, gli aveva concesso di guarirlo; doveva quindi usare la lingua ad onore di Dio e tendere alla perfezione con maggior fervore di quanto avesse fatto fino allora. Dio esigeva da lui qualcosa di grande, ma doveva star di buon animo perché egli l’avrebbe diretto ed assistito. “Giuseppe, gli disse, già Dio vi ha fatta la grazia di poter parlare. Sappiate però che per esso giusto giudizio avreste dovuto restare muto per tutta la vita ma per li miei meriti vi ha fatta la grazia. Or Dio vuole che consecriate ad onor suo la vostra lingua col lodarlo e benedirlo…. Spinelli in seguito prese il nome di Luigi e andò come missionario gesuita nelle Filippine.

Tutto questo ed altro si legge al capitolo XI “Stupenda guarigione del Padre Giuseppe Spinelli della Compagnia di Gesù, con replicate apparizioni di S. Luigi e del venerabile Giovanni Berchmans” del libro “Vita di S. Luigi Gonzaga della Compagnia di Gesù scritta dal Padre Virgilio Cepari, vol. II, Bergamo, Stamperia Mazzoleni, 1827.

In un’altra Vita di S. Luigi, Roma Stamperia Antonio de’ Rossi, 1727, “coll’aggiunta degli Atti della sua Canonizzazione, cavati dalla Segreteria della Sacra Congregazione de’ Riti”, fra i tanti miracoli esaminati per la sua canonizzazione si trova anche quello di una certa Veronica Curti, sorda da ambo le orecchie, guarita toccando le due orecchie con un dente reliquia di San Luigi.

P. Vincenzo Di Blasio

 

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