Il vescovo di Bologna unico italiano tra i dieci nuovi cardinali

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L’essenza della fede – resoconto dell’incontro con Sua Eccellenza Rev.mo Monsignor Matteo Maria Zuppi Arcivescovo Metropolita di Bologna con una rappresentanza dell’ENS Bologna

Si è svolto recentemente, venerdì sera 20 settembre, presso la sede dell’ Arcidiocesi di Bologna un caloroso incontro, per certi versi commovente, ma in ogni caso fortemente emozionante, tra una rappresentanza della sezione provinciale dell’ENS Bologna, guidata dalla Presidente Simona Armaroli e dal vicepresidente Giuseppe Vaccaro, con Sua Eccellenza Rev.mo Monsignor Matteo Maria Zuppi Arcivescovo Metropolita di Bologna.

Un incontro cordiale, profondo, proficuo, ma direi di più, addirittura sorprendente per quanti presenti, letteralmente incantati, affascinati, rapiti ed entusiasticamente coinvolti dal calore umano, dall’empatia e dalla semplicità dei modi nel porgersi e nel colloquiare, con cui sono stati accolti affettuosamente, letteralmente attenzionati uno per uno, dal Cardinale Zuppi.
Cardinale, perché da poco ha ricevuto tale investitura dal Santo Padre; ed il ghiaccio è stato rotto proprio conversando di tale nomina.
Sua Eccellenza con il suo fare caratteristico, schietto, bonario, amichevole, che sono tratti proprio suoi caratteristici come persona, da amico assai più che da pastore, ha ripercorso le tappe di una investitura a cui lui stesso ha stentato a credere, pensando dapprima addirittura ad uno scherzo, come ha argutamente ricordato.
Il Cardinale ne è ben conscio, tale nuova carica più che un passo in avanti è un peso, ma memore del “Domine non sum dignus” sa che è suo compito accettare con umiltà tale incarico, certo dell’aiuto del Signore, che se ha disposto per tale ruolo, con l’interposizione del successore di Pietro, è per i Suoi imperscrutabili disegni, a cui di buon grado obbedisce.
Tutto l’incontro si è svolto su questa nota di cordialità e umanità insieme: Sua Eccellenza ha ascoltato noi sordi quasi singolarmente a proposito dei temi più vari delle comuni problematiche sorde, dalla scuola all’educazione, dai bambini alla LIS, dagli assistenti della comunicazione alla difficoltà di partecipare alla messa e seguire il rito delle funzioni.
Quello che ci ha favorevolmente colpito, è che le sue risposte non sono state affatto di prammatica, diciamo così diplomatiche e istituzionali, banali o scontate.
Tutt’altro! Con una semplicità disarmante, il Cardinale ha posto l’accento su quello che è, subdolo ed insidioso, il male forse più pericoloso ed eclatante insieme dei nostri tempi: l’assenza del dialogo. Oggi, ha ricordato il Cardinale, nessuno più parla; semmai si urla, si cerca di prevaricare l’interlocutore alzando il tono di voce, e spesso urlare è propedeutico all’insulto, all’attacco, all’offesa: ma non si parla. Non si discute, non ci si confronta, non ci si scambiano punti di vista, opinioni differenti, non si interagisce costruttivamente con l’interlocutore.
Non si dialoga, e quindi nemmeno si ascolta. Ha riportato per esempio sue esperienze di cui è stato diretto testimone: l’osservazione pressoché casuale ma divenuta routinaria di una normale famiglia, seduta ad una tavola imbandita, in cui tutti i membri sono completamente assorti, in solitudine e in silenzio, letteralmente ipnotizzati ciascuno dal proprio smartphone.
Oppure ha ricordato una riunione conviviale in cui i partecipanti, intenti a una piacevole e pacata conversazione, vengono zittiti da chi, con tutta evidenza, considera il dialogo un elemento di disturbo. Quasi che la comunicazione sia un fastidio, un fattore talmente inusuale che ci siamo disabituati ad apprezzarne il piacere e l’utilità sociale.

In sintesi, smartphone e social non facilitano il dialogo, lo mistificano; non favoriscono l’interazione umana, la reprimono; non stimolano il dialogo aperto e sincero, aizzano gli attacchi e le offese gratuite perché celati dall’anonimato.
L’assenza della comunicazione è un male che separa gli uomini, anziché invitarli all’unione e alla solidarietà, e quindi alla comunione: è perciò quanto di meno cristiano possa esistere.
Comunione significa stare insieme: non c’è comunione senza comunicare.
Tutto si risolve comunicando, tutto si sistema con il dialogo, mai restando in silenzio.
Perché il silenzio non crea un ponte, come fanno le parole.
I silenzi sono pietre, le pietre poste l’una sull’altra costruiscono muri, e i muri dividono.
Per questo, paradossalmente, ma quanto mai logicamente, sua Eccellenza Zuppi ammira e loda i sordi: direi di più, ama particolarmente le persone sorde per la loro umile tenacia, l’intensa capacità di attenzione verso l’altro, l’ostinarsi a comprenderlo ed a farsi comprendersi, che sono anche i valori fondanti della chiesa cristiana.

Per Sua Eccellenza Zuppi i sordi sono esemplari, perchè essi comunicano sempre, si parlano, non si lasciano distrarre da altro che non sia il conversare, è a tutti evidente visivamente che parlano sempre e volentieri tra loro, con o senza LIS, la loro attenzione è rivolta sempre e comunque alla comunicazione, sia tra loro, sia ancor di più con interlocutori che sordi non sono.
Cosa ancora più encomiabile e cristiana: comunicano con le persone, come gli udenti, diversi da loro, ma uguali a loro, come devono essere i figli di un unico Dio.

I sordi vanno presi da esempio, perché essi per primi danno l’esempio: una persona udente può non conoscere la LIS, e quindi di fronte ad un sordo desiste facilmente dal comunicare.
Una persona sorda no: comprende infatti come nessuno che l’essenza della vita sta nel comunicare, e allora si sforza, si ingegna, prova senza demordere in ogni modo a comunicare con un udente, anche se con tutta evidenza la modalità audio verbale della maggioranza linguistica non lo agevola, essendo la sua dimensione visiva più che acustica. Ma insiste, sempre e comunque.

I sordi sono encomiabili, con umiltà e solidarietà, soprattutto nell’ascolto, paradossalmente sono sempre loro per primi ad ascoltare un udente: e lo ascoltano con tutti i mezzi, e lo sentono bene, perché più che l’orecchio usano il cuore.

Lo diceva già Saint Exupéry nel “Piccolo Principe” : l’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che con il cuore. Aggiungerei: con il cuore si sente anche tutto l’essenziale.
Questo in fondo il messaggio del Cardinale Zuppi: l’importante è comunicare.
Dobbiamo imparare tutti, sordi e udenti, a comunicare. A parlarci. Ad accettarci.
Oltre ogni e qualsiasi barriera della comunicazione.
Questa, a ben pensarci, è l’essenza della fede: comunicare.
Una riflessione semplice, ma profonda insieme.
Un pensiero che ci resta inciso a piene lettere nel cuore, anche dopo che lo abbiamo salutato mentre andava via in maniera elegante, semplice e umana come nella sua natura: in bicicletta.

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