Antonio da Padova (1195 – 1231), uno dei santi più amati dagli italiani, predicatore, taumaturgo e dottore della Chiesa. Il 13 giugno la sua festa.
Il processo di canonizzazione fu il più rapido nella storia della Chiesa, si concluse infatti ad appena 352 giorni dalla morte: Gregorio IX lo proclamò santo il 30 maggio 1232, dopo aver ascoltato la lettura di 53 miracoli attribuiti all’intercessione di Antonio sulla base di innumerevoli testimonianze.
Abbiamo trovato che sulla sua tomba sono avvenuti numerose guarigioni sotto gli occhi di tutti: “Ivi gli occhi dei ciechi si aprirono, ivi si schiusero le orecchie dei sordi; ivi lo zoppo saltò come un cervo; ivi la lingua dei muti, snodatasi, proclamò rapida e chiara le lodi di Dio”.
In coincidenza della più importante traslazione, avvenuta l’8 aprile 1263, nell’ispezionarne i resti mortali venne ritrovata la sua lingua intatta e rosea. L’allora ministro generale dei francescani, san Bonaventura, esclamò: “O lingua benedetta, che sempre hai benedetto il Signore e l’hai fatto benedire dagli altri, ora si manifestano a tutti i grandi meriti che hai acquistato presso Dio!”.
Riccobaldo da Ferrara (1230-1312) racconta che un sordomuto acquistò miracolosamente l’udito e la parola davanti alla tomba del santo nella Basilica di Padova: egli riusciva solo a ripetere le parole che gli venivano dette, ma non comprendeva il significato delle stesse. Questi erano i primi evidenti passi dell’apprendimento della parola attraverso l’udito.
In uno dei nove altorilievi che accompagnano l’itinerario intorno alla tomba di Sant’Antonio, opera di Antonio Lombardo (1505), è raffigurato il miracolo del neonato che parla. A Ferrara il Santo si imbatte in un nobile cavaliere, sposato a una donna molto bella, della quale è geloso. La coppia ha appena avuto un bimbo, ma il padre sospetta che il piccolo sia frutto di un adulterio. Per riportare la pace in famiglia, Antonio prende in braccio il neonato e lo scongiura di dire a tutti, a voce chiara, chi è suo padre. Il piccolo, di pochi giorni, si guarda intorno, indica con la manina il genitore e dice: «Ecco, questo è mio padre!». «Prendi tuo figlio e ama tua moglie!» dice quindi sant’Antonio al marito che, stupito dal prodigio, chiede perdono a Dio e alla consorte calunniata.
Fra altri miracoli più recenti c’è anche il caso di un ragazzino di otto anni muto dalla nascita che a Springfield (USA) ha detto per la prima volta “mamma” dopo che una coppia di amici dei genitori aveva pregato sulla reliquia del Santo nella chiesa di Sant’Antonio dei Maroniti. «Di questo caso se ne sta occupando il vescovo di Springfield», ha detto Poiana, «Anche se forse si tratta più di una grazia che di un miracolo, visto che il bimbo non è guarito al cento per cento ma, anche grazie alla logopedia, sta acquistando l’uso della parola».
Sant’Antonio è pure il santo dell’unità dei Sordi italiani. Come ce lo racconta il sito Storiadeisordi citando il compianto presidente dell’Ente Nazionale Sordomuti Vittorio Ieralla.
Nel settembre del 1932 per generosa e coraggiosa iniziativa di Antonio Magarotto convennero a Padova i rappresentanti delle vecchie associazioni italiane dei sordomuti per un Convegno patriottico, religioso e civile. Fu un avvenimento singolare, storico ed ineguagliabile dato il clima teso che disuniva l’ambiente dei sordomuti italiani dolorosamente ed ingiustamente incompreso. Non fu quindi facile conciliare nella città del Santo le schiere di Associazioni diametralmente opposte e cioè la Federazione Italiana delle Associazioni dei sordomuti, presieduta dal sordo Giuseppe Enrico Prestini e la Unione Sordomuti Italiani, presieduta dall’udente Enrico Vanni. La generosa idea di Antonio Magarotto superò questa insormontabile barriera facendo affluire a Padova per una manifestazione patriottica e religiosa le due parti che non potevano esimersi dato il clima politico che imperversava negli anni ‘20 e ‘30…”. Avvenne il miracolo, quando i sordomuti delle due sponde si raccolsero intorno al Santo con animo felice e sereno dimenticando i loro antichi dissapori non voluti da loro e si ritrovarono fratelli tra fratelli, amici tra amici. Fu un attimo meraviglioso che fece presagire buone speranze per un domani migliore”.
Nel 1932 ebbe inizio la vitalità dell’ENS per merito anche del miracolo di Sant’Antonio perché trovò inspiegabilmente l’unità dei sordi italiani sotto l’egida dell’Ente unico.
Da anni i sordi continuano a frequentare il santuario di sant’Antonio e a portare almeno un cero in segno di devozione, di ringraziamento ma soprattutto di speranza per un futuro migliore
P. Vincenzo Di Blasio