Regala a Natale un simpatico talismano augurale: il corno rosso napoletano

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A Napoli un’intera antica via nel centro storico, via San Gregorio Armeno, è famosissima in tutto il mondo, poiché tutte le botteghe presenti sono botteghe artigianali di maestri della lavorazione dell’argilla e della terracotta, completamente dedicate tutto l’anno esclusivamente alla fabbricazione, esposizione e vendita di presepi, pastori, addobbi natalizi e tutto quanto serve a realizzare plastici di varie forme, dimensioni e prezzi, riepilogativi dello scenario di Betlemme.

Sono soprattutto pastori, realizzati in forma usuale o finemente cesellati, dei più svariati materiali, anche se si prediligono sostanze povere come l’argilla cotta al forno; alcuni sono pezzi unici, capolavori di altissimo pregio artistico.
Accanto a loro, svettano anche oggetti che con pastori e presepi poco sembrano avere a che fare, ma ugualmente ricercati perché ritenuti forieri di eventi fortunati per i giorni del nuovo anno a venire, un’ ottima economica idea regalo ben accetta da chiunque: ci sono in bella mostra cornucopie, gobbetti, dee della fortuna, coccinelle…
Oltre alle opere di autentici artisti come i maestri Giuseppe e Marco Ferrigno, Gambardella, Genny Di Virgilio, i Fratelli Capuano e tanti altri, è usuale vedere, costruito in materiali di varia foggia e dimensioni, colui che è il talismano per eccellenza, il portafortuna certificato, l’oggetto scaccia guai, anti-malocchio e energie negative in genere, contro ogni invidia e malanimo, contro gli occhi cattivi, il malocchio che da solo uccide più delle fucilate, ecco a voi il corno, o come si dice a Napoli, “o’ cuornicello”! Rigorosamente rosso, il corno rosso, e napoletano doc.
Che funzioni o no, che sia vero o meno, fatto sta che è molto venduto, perché logicamente tutti desideriamo un po’ di buona sorte. Non è questione di essere superstiziosi, è una questione di speranza, perché è in fondo la speranza il motore delle nostre esistenze.
E voi, siete superstiziosi?
Toccate ferro, magari un ferro di cavallo, una coda di coniglio, o un bel corno rosso quando serve?
Io personalmente, quando me lo chiedono, rispondo citando una battuta del grande commediografo Eduardo De Filippo: “ Io non credo alla superstizione o alla scaramanzia, so che credere in queste cose, attribuire a certi fatti e certi oggetti poteri magici è una cosa da ignoranti. Però ho sempre con me il mio corno, perché non averlo porta male.”
Battute a parte, non credo di essere superstizioso.
Io credo che ciascuno è artefice del proprio destino, siamo gli unici responsabili delle nostre scelte e delle nostre azioni e decisioni, quindi anche delle loro conseguenze.
Credo invece moltissimo nella forza dell’autostima e della propria autodeterminazione, sono convinto che se solo lavoriamo duramente e senza risparmiarci, con metodo, disciplina e buon senso, affinando le nostre competenze e le capacità possedute, ebbene solo questo, e non un talismano, ci arrecherà fortuna, nel senso che le probabilità di successo per raggiungere i nostri scopi per lo meno aumenteranno, nella misura del nostro impegno. Poi magari, come più spesso avviene, le speranze di completo o parziale successo vengono disattese, per tanti motivi, ma alla fine tutto si può ricondurre sempre al felice compimento di un personale input iniziale, non già ad un fato avverso.
Detto questo, mi hanno fatto notare che anche credere fiduciosamente in sé stessi, creandosi una autostima a cui affidarsi ad occhi chiusi, può essere scambiata per un gesto scaramantico e superstizioso. E regaliamolo, allora, un bel corno rosso napoletano!
Regaliamolo, mi raccomando, il corno rosso non lo si acquista mai per sé stessi, ma solo per regalarlo.
Non lo si regala a chiunque, ma solo e soltanto a persone della nostra cerchia più vicina, amici parenti e colleghi, e solo a quelli verso i quali proviamo un minimo di stima, di affetto, di simpatia.
Regalarlo a persone che si detestano, porterà male a chi lo regala, quindi.
Ma perché si regala proprio un corno, perché proprio rosso, e meglio se viene da Napoli?
Perché dall’alba dell’uomo, i primi cacciatori attribuivano alle corna degli animali cacciati, specie di quelli che possedevano corna lunghe, ramificate e curvilinee, il deposito della loro forza, astuzia, capacità di eludere la caccia. Gli attribuivano quindi capacità magiche all’origine della loro potenza e maestosità. Gli uomini delle caverne appendevano sull’entrata del loro rifugio delle corna di questi animali, simbolo di prosperità e potenza, poi cominciarono a adornarne i loro copricapi, basti ricordare i vichinghi, infine a portarlo addosso. Ma non solo: anche alla forma vagamente fallica si attribuivano poteri di fertilità, e quindi prosperità e ricchezza di un popolo, perciò veniva associata quindi alla fortuna. Perché deve essere rosso?
Può infatti essere costruito con vari materiali, dal più semplice come la plastica ai più nobili come il corallo, può essere cavo per contenere sale, a cui pure si attribuiscono poteri anti jella, ma si preferisce, vedremo poi perché, i materiali terrosi.
Sempre però rigorosamente rosso: perché il rosso vivo è il colore del sangue arterioso, ricco di ossigeno e di sostanze nutritive, quindi rappresenta la vitalità dell’esistenza, la salute, l’amore e la ricchezza che si desiderano augurare regalandolo.
Perché è meglio che venga da Napoli? Certamente perché Napoli sarà pure una città superstiziosa, ma certamente Napoli è la città del buon umore, dell’ottimismo e della gioia di vivere…malgrado la sfortuna! Poi perché a Napoli abbondano più i mestieri che le professioni, è città di artigiani, il vero corno napoletano deve essere se non costruito, almeno rifinito artigianalmente, a mano, e quindi si utilizzano materiali plasmabili come argilla o terracotta; e infine perché la sua forma è unica e lievemente diversa da quelli costruiti in serie, ricorda certamente la forma fallica, ma lievemente differente, la forma del corno napoletano rappresenta il fallo grande e talora spropositato di Priapo, il dio della prosperità, che i greci pensavano proteggesse proprio dalla cattiva sorte. E di cui le prime immagini ufficiali ci vengono dagli scavi di Pompei.
Tutto quanto so del corno rosso napoletano trova la sua fonte nei libri di Luciano De Crescenzo, il famosissimo ingegnere IBM – scrittore – filosofo e showman napoletano, nonché negli scritti dei napoletanisti doc Amedeo Colella e Giancarlo Bracale, cultori, custodi e fedeli sacerdoti della più pura e genuina napoletanità. L’ispirazione per questo articolo deve molto alla geniale idea del mitico Gianni Polverino, seguitissimo sulla sua pagina Facebook, che affianca alla fortunata vendita dei calendari dei proverbi napoletani quella di un corno rosso napoletano doc.…e sì, a Napoli regalare un calendario singolo pare brutto, sembra un po’ come “contarti i giorni”, e quindi…
Per prima cosa sappiate che il corno rosso napoletano non è un talismano o un portafortuna.
Il corno è uno scudo, una difesa, un parafulmine.
In altre parole, la fortuna e la sfortuna in sé non esistono, noi siamo gli unici responsabili di quello che facciamo, siamo gli artefici del nostro destino, ma come uomini siamo condizionati dai pensieri degli altri uomini che ci sono attorno. Poiché purtroppo gli uomini più spesso hanno pensieri negativi verso il proprio prossimo, per invidia, gelosia, ecc., ecco che allora siamo inconsciamente portati a compiere scelte che poi si rivelano poco felici, e quindi…non abbiamo fortuna!
Il nostro Luciano de Crescenzo, che di fisica, e di fisica quantistica se ne intendeva, oltre ad essere ingegnere ha lavorato decenni all’IBM ai primi calcolatori elettronici, diceva che era tutto completamente logico e sensato. Il nostro cervello infatti lavora come un elaboratore, come un pc, usa l’elettricità, fa correre i suoi ordini alle sinapsi usando scariche elettriche. Il nostro pensiero ha una valenza elettrica, si può misurare, basti pensare agli EEG.
Ora, tutto quanto c’è di elettrico genera un campo elettrico, il flusso di elettroni che forma la corrente si orienta quindi in base alla propria natura atomica. Il pensiero positivo ha struttura fisica logicamente diversa dal pensiero negativo o cattivo, sono proprio diversi come sono diversi gli stati d’animo alla loro origine, l’amore ha un’energia diversa dall’odio.
Il corno scarica a terra l’energia negativa, e solo quella!
Un po’ come il filo di massa! Come la presa a terra dei moderni elettrodomestici.
Per essere un ottimo isolante, e scaricare bene a terra, è meglio se fatto di un materiale affine alla terra, quindi argilla e simili.
Non è un portafortuna in sé, ma evita l’intervento della sfortuna. L’energia cattiva si svia, e così facendo annulla il malocchio.
Come si regala il corno rosso napoletano?
Meglio regalarlo di giorno, con la luce del giorno e non di sera, fra persone di sesso diverso, e il massimo è l’uomo che regala alla donna. Ora, si intende che fra chi regala e chi riceve intercorra quindi energia positiva, altrimenti perché prendersi la briga di fare un regalo?
Insomma, accettare il corno è una questione di fiducia di chi lo riceve nei confronti di chi glielo regala. Si sigla allora un patto di pace riversando in caso di doppiezza su chi lo regala eventuali benché rare intenzioni ostili.
Serve una piccola cerimonia per l’accettazione, la funzione della “pungitura”.
Insomma, con la punta del corno, si deve pungere il palmo di chi te lo ha regalato.
Una puntura simbolica, che si dovrebbe fare ogni volta che si regalano oggetti a punta come gli spilli ad esempio. Si punge il palmo, non il dorso, perché il palmo è quello che accarezza, sostiene, sospinge, incoraggia. Chi lo riceve lo tiene con la sinistra, il lato del cuore, chi lo regala viene punto sul palmo della mano…destra o sinistra? Alcuni dicono sinistra; in realtà dipende da come consideri chi te lo ha regalato, se una persona di cervello, quindi logico, razionale, ecc. e allora pungi la destra, o una persona di cuore, quindi passionale, sentimentale, e allora vai sulla sinistra.
La cerimonia ricorda molto i giuramenti di sangue, lo eseguono i mafiosi o i camorristi, in cui ci si promette lealtà, fedeltà, amicizia ecc., ma fortunatamente, a differenza di quello, essendo un rito positivo di pace, non si versa il sangue.
In definitiva: funziona regalare un corno rosso napoletano doc? Potrei dirvi: non è vero ma ci credo.
Penso piuttosto che regalare qualcosa, augurare il meglio ad una persona a cui vuoi bene, sia già di per sé una bellissima magia. Quindi, finiamo con una battuta.
Nella mia cucina ci sono i fantasmi? Ma no, è solo una vecchia credenza.

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