Vincenzo Occhi era nato a Serravalle di Bazzano (Bologna) il 27 marzo 1870, entrò nella Piccola Missione il 20 settembre 1890; studiò nelle scuole del pontificio Seminario S. Apollinare e all’università Gregoriana di Roma. Fu ordinato sacerdote il 23.12.1895.
Nel 1897 Don Giuseppe Gualandi, lo rimandò, probabilmente da Firenze, a Roma “affinché si occupasse della scuola dei sordomuti e delle questioni amministrative”.
Nel novembre del 1903 andò a dirigere l’Istituto Gualandi per Sordomuti a Giulianova (Teramo), aperto alcuni mesi prima da padre Ferdinando Buoni e suor Orsola Mezzini. Con sé portò un gruppetto di alunni sordi abruzzesi accolti all’Istituto di Bologna.
Nel 1912 passò a Teramo, dove rimase praticamente direttore fino alla morte. Insegnante e missionario dei sordi, fu sacerdote stimato e ricercato anche dalla gente della diocesi. Riceveva i penitenti nella cappellina del palazzo Ciotti e spesso andava a predicare nei paesi della provincia.
Vincenzo Occhi dopo breve malattia, si spense santamente il giorno 7 agosto 1940, alla vigilia dei festeggiamenti per il cinquantesimo di vocazione, suo e quello di padre Luigi Domenicali da poco deceduto.
Riprendiamo alcune notizie da un elegante opuscolo della Casa Editrice Tipografica Teramana, che riuniva vari articoli alla memoria di P. Vincenzo e riportati in Effeta n. 8 del 1940.
Vincenzo era stato malato per pochi giorni e sembrava che il male non fosse troppo grave, quindi non destava preoccupazioni, ma il cuore stanco affrettò la fine.
Erano presenti il parroco, le suore e le sordomute: tutta la comunità. Il morente, con voce debole, ma incisiva, così espresse le ultime sue intenzioni: “Signore, se mi volete con Voi, siate benedetto… eccomi pronto. Se poi mi volete ridonare la salute, Vi ringrazio…lavorerò più di quello che non ho fatto sin qui per queste povere creature. Oh, mio Dio, ridonate la salute a Monsignor Vescovo. Appagate i suoi desideri che sono i miei. Signore, fate che possiamo aprire questo ricovero per le sordomute adulte. Sorelle se mi volete fare una carità, lasciatemi qui a Teramo… non mi mandate via. Mio Dio, la tua volontà non la mia”.
Per volere del Capitolo Aprutino le funzioni funebri si svolsero in Duomo con semplicità: assistettero il Superiore Generale della Piccola Missione (P. Umberto Montevecchi), i direttori delle case di Roma, di Bologna, le autorità civili e religiose, gli istituti cittadini e le Comunità religiose, nonché numeroso clero diocesano.
Il rev.mo can. Mons. Gaetano Cecioni, prima dell’assoluzione al tumulo, ricordò le benemerenze dell’estinto. Il clero, amici, ammiratori, istituti pii, accompagnarono la salma del P. Vincenzo ed un immenso popolo partecipò alle degne onoranze rese al sacerdote pio e zelantissimo.
Il Dott. Alcide Tommasini, che da lunghi anni era a fianco del P. Occhi, come sanitario dell’istituto, ed aveva avuto modo di conoscere le doti, ammirandone lo zelo e l’operosità, con commossa e alta parola, mise in luce le virtù dell’amico, additandone a modello sacerdotale e di cittadino teramano di adozione
Mons. Cecioni nel suo discorso esaltò P. Vincenzo come educatore ed apostolo, dichiarandosi meravigliato della rapidità della dipartita, avendolo visto pochi giorni prima per le vie della città. Dichiarava inoltre che tutta la città di Teramo e non solo l’Istituto Gualandi era afflitto per la sua morte repentina. Egli lo aveva conosciuto da molti anni, quando, col vecchio fratel Patrizio Zuffi e alcune suore stava creando dal nulla la casa per i sordomuti della provincia di Teramo e di tutto l’Abruzzo, essendo la casa di Teramo e Giulianova l’unica fondazione per i sordomuti della regione.
Mons. Cecioni asserì di aver visto di persona P. Vincenzo all’opera mentre dava la parola ai bambini ed era la prima volta che varcava le soglie dell’istituto ed erano passati quasi 40 anni da allora.
Inoltre Mons. Cecioni dichiarò a tutti i presenti che D. Giuseppe Gualandi aveva trovato in P. Vincenzo un vero apostolo. Ringraziava poi i teramani per quell’accoglienza che fecero al P. Vincenzo quando da Giulianova si trasferì a Teramo ed invitò tutti a ringraziare la Provvidenza che diede la possibilità di realizzare una sede più ampia e salubre ai sordomuti trasferiti poi a Giulianova.
Unanime fu il cordoglio espresso con telegrammi e lettere ad ogni ceto della città di Teramo e provincia, nonché da altre province dell’Abruzzo. Numerosi quelli conservati nello scarno fascicolo “P. Vincenzo Occhi”, conservato a Roma nell’archivio della Piccola Missione.
In una rievocazione di P. Vincenzo Occhi il vicario generale di Teramo Mons Giovanni Muzj esaltava l’apostolo della carità, che dal nulla aveva posto le basi per la grande istituzione a favore dei sordomuti abruzzesi.
Ricordava anche quel giovane prete riposare in un caldo pomeriggio di circa quarant’anni prima all’ombra di una siepe con due piccoli sordomuti, magari dopo un giro di questua cappuccinesca per raccogliere il pane da offrire ai suoi figli.
Vincenzo Occhi fu sepolto nel cimitero di Teramo e successivamente portato a quello di Giulianova.
Vincenzo Di Blasio