Giuseppe Selleri (1918-1996) lo ricordiamo nel giorno della morte, avvenuta a Bologna il 1° giugno 1996.
I funerali si tennero il 3 giugno nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina di via Saragozza con la partecipazione di numerosi ex alunni dell’Istituto Gualandi di Bologna, di Giulianova (TE) e di Roma. Naturalmente erano presenti confratelli e consorelle della Piccola Missione.
Una ventina i sacerdoti concelebranti e fra essi il padre generale della Compagnia di Maria di Verona e il direttore dell’Istituto Pellegrini di Modena. Dopo la cerimonia il feretro fu portato al cimitero di Medicina (Bologna). A P. Selleri dedicava una pagina la rivista Don Antonio Provolo (3/1996) a firma di Don Daniele Slaghenauffi.
Giuseppe Selleri nacque il 10 aprile 1918 a Medicina (Bologna), ancora giovinetto entrò nello studentato della Piccola Missione, a Roma, dove emise la prima professione religiosa 1’8 settembre 1935. Fu ordinato sacerdote il 20 luglio 1941e subito si dedicò all’insegnamento ai sordi, avendo conseguito il Diploma di Abilitazione al Magistero dei Sordomuti a Milano nel 1939. Successivamente ricoprì l’incarico di superiore e direttore della casa Gualandi di Roma dal 1946 al 1953 e ancora dal 1966 al 1978. Per tredici anni diresse l’Istituto Gualandi di Giulianova e Teramo (1953 – 1966), contribuendo al completamento dell’imponente edificio giuliese e alla riunificazione delle due sezioni.
Ininterrottamente, dal 1961 fino a pochi giorni prima del suo decesso, ebbe l’incarico di Consigliere dell’Opera Pia Istituto Gualandi. Nell’ambito della Piccola Missione, tra l’altro, è stato Consigliere generale dal 1959 al 1971, Procuratore generale ed Economo generale dal 1971 al 1989. P. Giuseppe ha insegnato, ha beneficato e ha soprattutto voluto bene ai sordi che lo ricordano per la sua bontà, la sua apertura d’animo. E lui dal cielo continua ora a ripeterci paternamente: “Su, su di morale…Dio vi benedica tutti”.
Dal canto nostro continuiamo a pregare per lui e a seguire il suo esempio di missionario dei sordi, umile, povero, paziente e animato da amore paterno. Molti sordi dicono ancora: “Lo ricordiamo, ci voleva bene”.
Vincenzo Di Blasio