Benedetta Bianchi Porro, brillante studentessa in medicina, scoprì da se stessa una terribile malattia, che la rese lentamente sorda, totalmente paralizzata, priva di ogni facoltà sensitiva; in ultimo, dopo un intervento chirurgico alla testa, perse anche la vista.
Unici mezzi di comunicazione con il mondo erano un fil di voce e una mano: “…ha sensibilità solo in una mano tramite la qual…e possiamo comunicare con un alfabeto muto, con lei…” (così la mamma nel 1963).
“Icona della fragilità dell’uomo” e “imprigionata dal silenzio e dal buio”, ha cantato la libertà dei figli di Dio, le meraviglie della vita, l’ineffabile dono dell’amicizia, la fedeltà eroica al Signore.
Benedetta diceva: “Io penso che cosa meravigliosa è la vita anche nei suoi aspetti più terribili; e la mia anima è piena di gratitudine e di amore verso Dio per questo.” Un inno alla vita pienamente intonato ad una ventenne, sorprendente solo per il fatto che chi lo pronuncia è cieca, sorda e totalmente paralizzata.
Lasciò questo mondo per entrare nei “nuovi cieli” il 23 gennaio 1946, mentre nel suo giardino, nel bel mezzo del rigido inverno, sbocciava una tenera rosa. La Chiesa l’ha dichiarata Venerabile con Decreto del dicembre 1993.
P. Vincenzo Di Blasio