Erano in 48 prima della pandemia
Un gruppo di persone sorde che, insieme avevano creato un gruppo sportivo, uno spazio per rilassarsi, allenarsi e divertirsi. Poi il Covid, l’uso delle mascherine obbligatorie ha reso tutto più difficile.
di Alice D’Este
«Appena il Covid 19 è arrivato abbiamo dovuto chiudere tutte le attività e anche la nostra sede perché non c’erano le condizioni per poter proseguire – spiega Mauro Grotto, vicepresidente della Polisportiva Vicentina- con tutte le regole e restrizioni non è possibile per noi continuare in tranquillità la nostra attività. In questo ultimo anno e 8 mesi ci siamo visti solo una volta noi del consiglio direttivo per una riunione un mese e mezzo fa circa per capire cosa fare e come proseguire. Ci riproveremo in primavera ma non so se ce la faremo».
Come è nata l’idea della Polisportiva, cosa fate, quanti siete?
«La polisportiva silenziosa Scledum è nata nel 1993 con lo scopo di coinvolgere tutti i sordi dell’Alto Vicentino per socializzare attraverso lo sport, evitando l’isolamento. Siamo in 48 associati, anche se il dato è di 2 anni fa prima della pandemia e facciamo molti sport: tennis, bowling, pesca sportiva, tennis tavolo, mountain bike, calcio a 5».
Cosa siete riusciti a cambiare nelle vite di chi si iscrive?
«La Polisportiva, la possibilità di incontrarsi e condividere evita l’isolamento, favorisce l’integrazione di tutti gli iscritti nella vita reale e lo fa grazie allo sport, la nostra arma principale. Muoversi, fare sport con gli altri è un modo di aprirsi al mondo».
Il bisogno di sport, di socialità, sarebbe inascoltato in caso di sordità, se non fosse per Polisportive come la vostra?
«Sicuramente per tantissimi sordi, senza una polisportiva a loro dedicata diventerebbe difficile. Per molti non udenti fare attività in mezzo alle persone normo dotate sarebbe complicato perché normalmente non si va incontro alle reali problematiche delle persone sorde e le esigenze legate al nostro handicap non vengono capite».
Il Covid, ci diceva, ha fermato tutto questo?
«Ci siamo fermati, sì. Non ci sono i presupposti per proseguire. Con queste regole e restrizioni non è proprio possibile. Il problema più grande? La mascherina. Per noi leggere le labbra è vitale. Per capirci abbiamo bisogno del contatto, di poterci muovere ed esprimerci liberamente anche nella vicinanza. Con le mascherine e il divieto di avere contatti fisici è diventato proibitivo non solo lo sport, anche la vita di tutti i giorni».
In che senso?
«Tutto ciò che abbiamo imparato ed affinato dei nostri sensi per poter sopravvivere anche da non udenti ora non è più sufficiente. Senza poter leggere le labbra, senza poter aver contatti per noi è come essere isolati in ogni contesto. Sempre. È logorante in ogni contesto attuale di vita. Non siamo più autonomi purtroppo. Ci sentiamo inutili ed impotenti. E’ una situazione logorante psicologicamente, snervante. La mascherina serve per limitare il contagio da Covid 19 quindi è comprensibile la necessità di usarla ma così noi rimaniamo in balia di noi stessi»
Le mascherine trasparenti non potrebbero essere la soluzione?
«Sì, credo siano la soluzione migliore per noi. Ma dovrebbero indossarle tutte le persone che devono interagire con una persona sorda. Non esiste però minimamente questa cultura. Manca una comprensione generale. In molti quando dico che sono sordo alzano la voce sotto la mascherina. Per me non basta, a me non cambia nulla. Non potrò mai capire nulla senza leggere le labbra. Con la mascherina ci è stata tolta l’unica arma che avevamo per sopperire al nostro handicap.
E questo ci riempie di tristezza e di preoccupazione per il futuro».