La Nazionale sordomuti e il sogno dei Mondiali: ritiro a Castel Rozzone

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Ci ha messo il cuore, Igor Trocchia. Nel suo «secondo lavoro» di allenatore delle squadre giovanili, dove si è guadagnato l’appellativo di «mister no racism» (per aver ritirato il Ponte San Pietro da un torneo per insulti razzisti ad un suo giocatore di colore) a c.t. della Nazionale sordomuti, sulla cui azzurra panchina si è seduto solo pochi mesi fa. Pieno di buona volontà e entusiasmo.

E voglia di imparare. Tanto per cominciare; lui che insegna schemi ai suoi calciatori e i calciatori che gli insegnano il loro linguaggio dei segni. E un grande entusiasmo è anche quello che si respira a Castel Rozzone che dal 22 al 24 novembre accoglierà lui e i suoi ragazzi per il secondo raduno azzurro, in vista dei Mondiali che si giocheranno l’anno prossimo. Non capita tutti i giorni che un’intera comunità, oratorio, Comune e società calcistica locale, creino una triangolazione virtuosa in cui le sinergie si moltiplicano per offrire quella che a tutti gli effetti, mister Trocchia definisce «un esempio di civiltà, altruismo e bontà. In una parola, appunto, Castel Rozzone». Dichiarazione accanto alla quale ci mette il cuore. «Semplicemente — aggiunge Marco Castelli, collaboratore del Castel Rozzone Calcio — dove non arrivano le istituzioni, arriva la gente».

Un tempo, 25 anni fa quando era un attaccante dai piedi buoni, Igor Trocchia ha regalato al Castel Rozzone calcio i suoi gol. «È stato in occasione della festa del cinquantenario della società che ho parlato della mia nuova avventura e delle difficoltà, soprattutto finanziarie, annesse». In parole semplici, no money, no party, nel senso di nessun allenamento, nessun ritiro in cui amalgamare la squadra. Perché i ritiri costano, tra vitto, alloggio e impianti. Ma Trocchia ha trovato in Castel Rozzone la sua Coverciano. «Avremo a disposizione gratuitamente un albergo a Treviglio dove soggiornare, poi l’oratorio dove ritrovarci nel pre e post allenamento e infine il campo di calcio del paese».

Qui al termine del ritiro verrà organizzato un triangolare che verrà festeggiato a suon di musica; ai balconi il tricolore e per le vie la banda. «Un’accoglienza strepitosa», commenta Trocchia che, sempre per il famoso episodio del ritiro della sua squadra ha rappresentato l’Italia, come candidato, nel prestigioso premio «FIFA World Player». «Ho intenzione di chiedere a mister Mancini di poterci utilizzare come squadra sparring per la partitella in famiglia. Speriamo che il sogno si possa realizzare».

Intanto grazie ad una sponsorizzazione importantissima, anzi fondamentale, di un’azienda lombarda la Nazionale potrà disputare i Mondiali il prossimo anno. «E poi realizzeremo — conclude — anche il sogno calcistico di Alessandro Dell’Orto». Giornalista di Libero ed esperto di calcio, nonché giocatore per oltre tre decadi, il verdellese sarà aggregato in panchina con Trocchia. Un bel modo di passare dalla teoria della carta stampata alla pratica dell’erba calpestata.

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