SASSARI. «Il nuoto mi ha insegnato a essere forte, a superare gli ostacoli e, cosa ancora più importante, a farmi sentire uguale agli altri». Sembrerebbe una dichiarazione standard comune a molti atleti se non fosse per un particolare: Alessandro Angelotti, 39 anni, di ostacoli nella sua vita ne ha incontrati parecchi. È sordomuto dalla nascita – da poco sta imparando il linguaggio dei segni – e parla solo col cuore e con gli occhi, grandi, spalancati sul mondo. Nonostante ciò è riuscito a conquistare tre medaglie ai Giochi Mondiali di Special Olympics, il più grande evento sportivo mondiale del 2019, che si sono chiusi una settimana fa ad Abu Dhabi. C’erano 7000 atleti con disabilità intellettiva o relazionale, 115 gli italiani. Alessandro era fra questi. Sport: Nuoto. Dove è stato tra i migliori in assoluto: ha vinto la medaglia d’oro nell’Open Water (1500 metri in acque libere), quella d’argento negli 800 metri e quella di bronzo nella staffetta.
«Le presento Alessandro, il nostro campione mondiale di nuoto», dice orgoglioso il presidente del centro di riabilitazione Gena, Michele Marras, dove Alessandro vive da 20 anni e dove si festeggia da giorni il ritorno a casa del campione. Ed è proprio con l’aiuto del presidente e di Paola Soddu, il medico responsabile del team italiano agli Special Olympics, che Alessandro racconta la sua avventura ad Abu Dhabi. «È stata la realizzazione di un sogno – racconta mentre con orgoglio mostra le medaglie appena conquistate – Ho scoperto il nuoto 15 anni fa e ora non farei altro. È stato subito amore». Il suo successo è merito anche dei coach (Adelaide Mura, Giuseppe Pulina e Gianluca Fenu), che lo allenano tre volte la settimana alle piscine di Lu Fangazzu e hanno subito visto passione e talento in Alessandro che, dopo le prime vittorie in Italia, ha preso fiducia nelle sue possibilità diventando un’atleta di Special Olympics. Sempre più bravo tra Giochi regionali e Nazionali. Fino a quando è arrivata la convocazione per quelli Mondiali. «Le premesse per fare bene c’erano tutte, ma Alessandro ci ha stupiti – ammettono i suoi istruttori – Pensi che durante la gara dei 1500 metri ha continuato a nuotare quando il giudice gli ha imposto, sbagliando, di fare un terzo giro. Lui non ha mollato, quando è uscito dall’acqua ha protestato e la giuria gli ha dato ragione. Alessandro è uno tosto».
Ma questa è solo una parte della storia. Come sempre quello che conta è il percorso fatto per arrivare a un traguardo. E Alessandro Angelotti, originario di Alghero, in questo ha dimostrato quello che vuol dire essere un campione, non solo nello sport. Nella sua vita ha dovuto affrontare sfide veramente grandi: «Alessandro è nato sordo, ma nonostante la sua disabilità è sempre stato aperto verso il mondo e gli altri. Ha un cuore veramente grande. Crescendo ha capito che fa più fatica degli altri ma che può raggiungere grandi risultati e lo sport è stato veramente un grande aiuto». Mentre la sua dottoressa parla, Alessandro annuisce e i suoi occhi si riempiono di lacrime. Non è stata un’infanzia facile la sua, ma ora al centro Gena ha trovato la serenità e si è scoperto campione. «Per lui è una rinascita», confida la dottoressa Soddu. Alessandro ora è un giovane uomo. Al Gena, la sua nuova grande famiglia, si occupa dell’orto e segue un corso di cucina. Poi tre volte la settimana prende il suo zainetto e, a piedi, raggiunge le piscine
di Fangazzu per l’allenamento. «Due ore di vasca ogni volta», fa il segno due con le dita Alessandro per far capire quanto abbia preso il suo impegno seriamente mentre abbraccia tutti quelli che incontra. Complimenti Alessandro, sei veramente un campione
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