La Nazionale sorde di Alessandra Campedelli si sta allenando a Monza per preparare l’appuntamento di Samsun (Turchia) dal 18 luglio: “Andiamo in Turchia per fare bene, ovviamente, ma vogliamo arrivare a una medaglia”
Elena Sandre – 13 luglio 2017 – MONZA
Non urlano “mia”, ma allargano le braccia in segno di “via tutti, la prendo io”. “Arbitro, non l’ho toccata”, invece, non è affatto diversa come espressione rispetto alla faccia d’angelo che viene ad ogni giocatore normodotato che professa la propria innocenza per guadagnare il punto su un attacco fuori di un avversario, negando di averla toccata a muro. Usano la loro tecnica, la loro fisicità, due caratteristiche che spesso potrebbero farle ambire a categorie più alte rispetto a quelle nelle quali, invece, realmente giocano. Sono le ragazze della nazionale volley femminile sorde che il 18 luglio inizieranno il loro cammino alle Olimpiadi silenziose a Samsun, in Turchia, e che fino a domenica saranno in ritiro al Pala Iper, a Monza, ospiti del Vero Volley.
LA MEDAGLIA — “Siamo qui per preparare una meravigliosa Olimpiade (silenziosa), una Paralimpiade a tutti gli effetti, un appuntamento emozionante per il quale abbiamo tante aspettative”. A parlare, Alessandra Campedelli, allenatore di terzo grado che da settembre 2016 ha iniziato questa avventura con la nazionale femminile. “Quali aspettative? Andiamo in Turchia per fare bene, ovviamente, ma vogliamo arrivare a una medaglia, ce lo siamo detti fin dall’inizio. Credo che queste ragazze abbiano le caratteristiche per potercela fare. Abbiamo lavorato tanto, grazie a moltissime persone che ci hanno aiutato e ospitato, abbiamo potuto fare ben otto collegiali durante l’anno, non ultimo questo che stiamo vivendo ora, di una settimana addirittura, a casa del Vero Volley. Gli obiettivi sono legati al risultato, ma anche a dare il meglio di noi. È importante che le ragazze si mettano in gioco e capiscano di avere le possibilità concrete per arrivare sul podio”.
IL MOVIMENTO SORDE — “Il movimento speriamo possa crescere sempre di più – aggiunge Campedelli – Tantissimi ragazzi e ragazze non udenti non conoscono ancora questa realtà e dobbiamo fare di tutto, invece, per darle visibilità. La FSSI raccoglie più di trenta sport, non è una federazione canonica, come può essere la FIPAV che si dedica alla pallavolo o la FIGC che si occupa di calcio, ma è omnicomprensiva e organizza lo sport per persone non udenti. Nell’ultimo anno, abbiamo trovato sette ragazze nuove nel mondo della pallavolo, giovani: una risorsa incredibile che potrà dare continuità al nostro movimento”. Esiste un campionato organizzato dalla FSSI, ma si limita, chiaramente, nel numero delle squadre iscritte e, quindi, nelle partite. Durante l’anno, le atlete della nazionale praticano la pallavolo insieme a giocatrici normodotate: nelle divisioni, in serie D, qualcuna ha giocato anche più in alto. La differenza è che nei campionati FIPAV, c’è la possibilità di usare degli apparecchi, mentre se si gioca tra persone sorde, gli ausili sono banditi: “Non sarebbe giusto nei confronti di chi invece non li usa – spiega Claudia Gennaro, palleggiatrice – Quando siamo in campo in un campionato FSSI o in nazionale siamo tutte uguali. C’è chi c’è chi parla, c’è chi ha l’impianto e chi, invece, segna soltanto. Ho iniziato a giocare a 10 anni con gli udenti e non ho mai trovato difficoltà: io per esempio parlo, poi dipende molto dal mio carattere, credo, perché sono (e segna inequivocabilmente la parola “tosta” con le braccia piegate e i pugni forti). Nel 2007, ho iniziato a giocare con ragazze sorde e questa è la mia terza Olimpiade silenziosa. Se trovo difficoltà a stare in campo senza ausili? No, ci intendiamo attraverso la gestualità. La pallavolo, in questo, è uno sport che aiuta, sappiamo dove ci troviamo”.
UN COACH CHE CI SENTE — Alessandra Campedelli è udente e nell’allenare ragazze sorde deve per forza trovare metodi diversi da quelli usati dagli allenatori canonici, che molto spesso urlano. Deve dotarsi di calma, chiaramente, di pazienza: “Per dare dei feedback alle giocatrici devo essere davanti a loro, devo guardarle, non ho a disposizione lo stimolo sonoro, non posso urlare dalla panchina cosa devono fare. Questo rallenta molto gli allenamenti, per esempio, ma ci stiamo lavorando. Io non conosco la lingua dei segni ma sto cercando di imparare, almeno il vocabolario tecnico e pallavolistico che mi serve per comunicare con loro”. Movimento sordi a parte: come queste ragazze possono crescere nei campionati FIPAV? “Come FSSI cercheremo una collaborazione sempre più proficua con la FIPAV – conclude Campedelli – e per noi sarebbe fondamentale che le società e gli allenatori stimolassero sempre di più queste atlete durante l’anno, per far sì che non si adagino sulla loro disabilità ma che pretendano sempre di più da loro stesse. Sarebbe bello che le richieste fossero adeguate, ovviamente, ma comunque importanti e che l’asticella si alzi sempre di continuo, anche per le atlete non udenti”.
55 DB — 55 decibel è il deficit uditivo oltre il quale, nello sport, si può parlare di sordità. È il pass degli atleti invisibili, uno slogan che richiama una efficace sinestesia dove si utilizza un termine appartenente al mondo della vista per parlare, invece, dell’udito: “La sordità è una disabilità invisibile – dichiara il team manager della spedizione FSSI, Massimiliano Bucca, ideatore del progetto di comunicazione “55 Db” – spesso, in un primo momento, non ci si accorge che la persona che si ha davanti è non udente e, sempre molto spesso, si fa poco per abbattere le barriere che in questo caso non sono architettoniche, bensì comunicative. Come FSSI, dobbiamo lavorare in questo senso per far crescere il movimento e il nostro slogan (che campeggia sulle magliette degli atleti che saranno in Turchia nda) è, appunto, 55 Db”. A portare questo desiderio di visibilità e di superamento delle barriere in giro per l’Italia è il testimonial Andrea Lucchetta che nella pallavolo non ha bisogno di grandi presentazioni.
LA SQUADRA — Ecco la rosa della nazionale femminile che si sta allenando al Pala Iper e che partirà per Samsun: Federica Biasin (Brescia), Simona Brandani (Torino), Valentina Broggi (Cantù), Federica Bruni (Pescara), Silvia Bennardo (Padova), Alice Calcagni (Padova), Clara Casini (Firenze), Vanessa Caboni (Bologna), Ilaria Galbusera (Bergamo), Claudia Gennaro (Frosinone), Luana Martone (Lodi), Alice Tomat (Gorizia). Lo staff: Alessandra Campedelli (Coach), Marcello Galli (Coach), Leonardo Ceccarini (Scoutman), Loredana Bava (Direttore Tecnico). Passando alla maschile, invece: Valerio Aquilani (Roma), Mirko Bolis (Bergamo), Alberto Caselli (Prato), Riccardo Dell’Arte (Catania), Nicola Faettini (Verona), Teodoro Fischetto (Lucca), Simone Ianiro (Roma), Luigi Musacchio (Roma), Diego Pieroni Senigallia (Ancona), Lorenzo Verdecchia (Pisa), Marco Malfasi (Milano), Marco Guidotti (Firenze), Riccardo Merlin Bovolone (Verona). Staff: Stefano Gentile (Roma) e Marco Sabatini (Latina). Ci sono nove squadre iscritte al torneo femminile (Russia, Canada, Giappone, Brasile, Polonia, Italia, Ucraina, Usa, Turchia) e altrettante in quello maschile (Brasile, Venezuela, Giappone, Italia, Usa, Ucraina, Iran, Russia e Polonia).
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