Alice e Silvia, ragazze speciali, con l’Italia ai Deaflympics

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Volley. La prima è alzatrice, la seconda gioca come centrale  «Abbiamo una vita normalissima, la sordità non è un limite»

di Diego Zilio

PADOVA. «Ho iniziato a giocare a pallavolo a 8 anni. All’inizio, vista la mia disabilità, era un modo per farmi socializzare, mettermi in gioco e relazionarmi con gli altri, poi è diventata una vera e propria passione». Una passione che ora porterà Alice Calcagni a Samsun, città della Turchia settentrionale, che, da domenica prossima sino al 31 luglio ospiterà la 23esima edizione delle Deaflympics (le Olimpiadi riservate a soli atleti sordi).

La FSSI (sigla che sta, appunto, per Federazione Sport Sordi Italia) partirà tra qualche giorno con 141 persone tra atleti, tecnici e staff, coprendo 11 discipline: e tra loro ci saranno anche due pallavoliste padovane, Alice, che ha 21 anni, abita a Chiesanuova e studia scienze sociologiche, e Silvia Bennardo, che ne ha 25, vive in zona Mandria e si è da poco laureata in scienze informatiche. La prima di ruolo è alzatrice e gioca nel campionato federale al Salboro Volley, con cui è appena stata promossa in Prima divisione, la seconda scende sotto rete come centrale e nell’ultima stagione ha giocato in Prima con l’Arzerello.

Dopo otto raduni in varie località italiane pronte a ospitarle, tra cui Chioggia, le due ragazze sono ora a Monza assieme al gruppo azzurro per gli ultimi allenamenti prima di lasciare l’Italia con la nazionale guidata da Alessandra Campedelli e Marcello Galli. Tutte le atlete selezionate sono accomunate da una disabilità invisibile: la sordità. Tra le convocate, giocatrici che si esprimono attraverso la LIS – la lingua dei segni – e altre come Alice, chiamata in nazionale per la prima volta quattro anni fa dalla direttrice tecnica Loredana Bava, che sentono attraverso un impianto acustico e comunicano parlando normalmente. «Circolano diversi pregiudizi sul nostro conto e in tanti sono portati a pensare: “povera”, “mi spiace per lei”, invece nella mia vita non c’è spazio per queste parole. Sono una ragazza che parla anche troppo e che ha una vita normalissima» racconta Alice, sorda sin dalla nascita, alle spalle già un’altra edizione dei Giochi (a Sofia, in Bulgaria, nel 2013), ma anche due campionati europei.

«Al Salboro faccio anche l’istruttrice di minivolley e under 13, parlo al telefono normalmente e ascolto le lezioni universitarie senza la necessitò di supporti come potrebbero essere un interprete LIS o la stenotipia. Magari posso avere qualche difficoltà a percepire un suono lontano, ma sinora non ho mai avuto problemi: quello che non sento lo concilio con la vista. La sordità per me non è mai stata un limite, piuttosto un muro da abbattere, che mi ha reso più forte e capace di affrontare la vita con carattere in ogni circostanza. Oggi mi sento una ragazza felice e realizzata, ringrazio i miei genitori per avermi dato una possibilità bellissima per superare il mio handicap e per avermi sempre seguita con costanza». Per Stefania e Marco, mamma e papà di Alice, «è una vera emozione vederla mentre indossa la maglia azzurra e comunica senza problemi con le compagne e con gli allenatori quando è in campo: siamo orgogliosi di lei e ringraziamo la nazionale per averla fatta crescere con queste meravigliose esperienze».

Alice, chiamata “Alicetta” da chi la conosce bene, e Silvia tra qualche giorno rappresenteranno così l’Italia in Turchia, con la convinzione di poter tornare con un buon risultato, magari salendo su quel podio sfuggito nelle passate esperienze internazionali: le azzurre esordiranno mercoledì 19 luglio contro il Giappone, per poi affrontare Canada, Turchia e Russia.

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