Contro la Germania esordio azzurro: si gioca ad Agropoli, Paestum ed Eboli. Integrazione e sportività le parole chiave: la disabilità diventa un piccolo dettaglio
di PASQUALE RAICALDO
Lo chiamano “sport silenzioso”, perché i ventidue in campo non sentiranno il rumore dei rimbalzi del pallone, né il sibilo della sfera che lambisce il palo, né tantomeno il proverbiale triplice fischio finale. Ma le emozioni, quelle sì: a partire dal pomeriggio del 20 giugno, quando ad Agropoli scenderanno in campo Italia e Germania. Non una partita qualsiasi, anche se ad affrontarsi – nel solco di una epopea che riconduce al leggendario 4-3 – saranno in realtà nazionali “speciali”, quelle partecipanti alla terza edizione del Campionato mondiale di calcio per sordi.
E per celebrare l’evento sono giunte nel Salernitano, col sorriso stampato sulle labbra, ventidue squadre nazionali (16 maschili e 6 femminili), un piccolo e variegato mappamondo di speranze e integrazione. Con l’Italia, a contendersi il titolo di campione del mondo saranno Usa, Russia, Ucraina, Giappone, Argentina, Germania, Inghilterra, Belgio, Svezia, Grecia, Polonia, Turchia, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Egitto. Ma per molti è già una gioia esserci
Tecnicamente, gli atleti sono tutti audiolesi e avranno, da regolamento, “l’obbligo di giocare senza utilizzare protesi acustiche”: arbitri e guardalinee, tesserati Figc, comunicheranno con loro agitando un po’ di più le bandierine, il resto è lo spettacolo del calcio che si rinnova, includendo la disabilità.
Così, con la regia dell’International Committee of Sport Deaf (ICSD) e della Federazione Sport Sordi Italia (FSSI), e con la collaborazione del Comitato Organizzatore Locale, parte oggi la scalata al trofeo (l a finale è prevista sabato 2 luglio, con inizio alle 16:30), un cartellone parallelo agli Europei e i flash dei fotografi a cui molti dei protagonisti non sono abituati.
Nel villaggio sembra vincere il motto di De Coubertin, come sottolinea Massimo Corsini, membro del Col, il Comitato organizzatore locale: “Si respira un’aria di armonia e di condivisione tra le tante delegazioni partecipanti. Un successo sociale, prima ancora che sportivo, grazie allo scambio culturale che si sta verificando tra le varie etnie e nazionalità. La gestualità rappresenta un sistema di comunicazione armonica che diventa una lingua universale, in grado di esprimere sentimenti di fratellanza, abbattendo nel contempo barriere nazionalistiche e conflittuali”.
Poi, certo, c’è l’adrenalina dei novanta minuti. L’Italia ha ambizioni e coraggio, scenderà in campo per la partita inaugurale al “Guariglia” di Agropoli (Paestum ed Eboli le altre due sedi del Mondiale, che muoverà mille persone tra atleti e dirigenti): contro i tedeschi, che hanno vinto la prima edizione del Mondiale, non è mai una partita banale. Non lo è per il commissario tecnico, Luigi Ferrari, sordo anche lui: da quarant’anni ha un conto aperto con la Germania (a sedici anni, esordì da calciatore in maglia azzurra contro i tedeschi, finì con una sconfitta), vorrebbe risolverlo al più presto.
Sul rettangolo verde scenderanno veterani e giovanissimi: il capitano è Mauro Grotto: perse completamente l’uso dell’udito a nove anni, da allora i rumori prova solo ad immaginarli. Tra i non udenti ha vinto però scudetti in serie e persino un “triplete” (con Supercoppa e Coppa Italia), indossando la maglia del Siena. E’ di Castellammare di Stabia, invece, Salvatore Bilgini, classe 1990: gioca a calcio da quando aveva quattro anni, l’ultima esperienza in Prima Categoria con il Real Vico di Vico Equense: non sentirà, ma vede la porta come pochi. Quindici gol in campionato
tra i dormotati (la Figc consente l’utilizzo di protesi), quanto basta per conquistare la maglia della nazionale in attesa di trovare una nuova squadra di club: “La Real Vico è fallita, spero che qualcuno voglia mettermi alla prova”. Nel dubbio, proverà a fare quello che meglio gli riesce anche al Mondiale: i gol. Immaginando il boato del pubblico: colori, abbracci, sorrisi. I suoni, alle volte, possono essere un dettaglio