Redazione Vita
Come UILDM – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare desideriamo condividere alcune riflessioni in merito alla puntata 104 di Muschio Selvaggio con Fedez, Luis Sal e Emanuel Cosmin Stoica.
“Non ci è piaciuto – si legge nella nota- l’approccio superficiale e generalizzante su sessualità e affettività riferito in particolare alle donne e alle donne con disabilità. Riteniamo siano state usate parole non appropriate e toni poco rispettosi della vita delle persone e delle scelte individuali. Non si tratta solo di non aver compreso l’ironia e di non saper stare allo scherzo.
Sessualità e affettività sono aspetti che fanno parte della vita delle persone, di tutte le persone, e in quanto tali è fondamentale parlarne con rispetto, empatia e molta delicatezza per non snaturare il loro senso più profondo.
I toni e le espressioni utilizzati durante la trasmissione veicolano un tipo di pensiero che sottintende l’idea di una donna oggetto messa in una posizione subordinata all’uomo, cosa che non fa altro che alimentare quella cultura che porta alla violenza di genere e alla violenza sessuale.
In una relazione affettiva e sessuale il rapporto deve essere paritario e deve nascere da una scelta condivisa da entrambi i partner. Posto con la modalità della trasmissione, diventa un messaggio che fa male a tutte le donne, e la disabilità in questo caso diventa un’aggravante. Siamo certi che si possono trattare questi temi anche con ironia, ma un’ironia intelligente e che abbia attenzione all’ascoltatore e al messaggio che fa passare.
All’interno del Gruppo Donne UILDM ci siamo spesso confrontate su sessualità e accettazione di sé e di corpi “non conformi” secondo i canoni fisici ed estetici tradizionali. Questi percorsi sono molto faticosi e dolorosi e certamente una risata sguaiata e lo scherzo non sono il metodo migliore per affrontarli.
A qualche giorno dalla Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne e, come portatori e portatrici di interesse, ci preme sottolineare come la donna con disabilità sia vittima di discriminazioni multiple, in quanto donna e in quanto persona con disabilità. Spesso è difficile uscire dalla violenza per mancanza di strumenti adeguati ad affrontarla. Ancora più spesso è complicato riconoscere di essere vittime di violenza.
Le parole sono le prime forme di violenza e possono ferire profondamente.
Pensiamo che un cambiamento verso una società più inclusiva, che accetta le differenze e non se ne fa gioco, possa avvenire partendo dalle parole: dal nome che diamo alle cose e dallo stile della nostra comunicazione, più attenta, equilibrata, pensata”.