NOVARA – «Ne è valsa la pena per tutti, sempre. Per ciò che ognuno di loro ha portato e lasciato nelle nostre vite». Cristina non ha dubbi e racconta con molta semplicità una storia speciale: lei e il marito Claudio hanno accolto tre bambini in affido, la prima nel 2003 e l’ultimo due anni fa, situazioni molto diverse e non facili. Nel frattempo è arrivato un figlio loro, adottato nel 2011 quando aveva tre anni.
Il primo affido è stato part time e riguardava una bambina di quattro anni e mezzo nata da genitori sordomuti: «Aveva bisogno di sostegno per potenziare la sua capacità di parlare – racconta Cristina -. Noi andavamo a prenderla all’asilo e la portavamo a casa nostra dove giocavamo tanto fino all’ora di cena: all’inizio era timidina poi ha preso possesso degli spazi e dei giochi. Avevamo conosciuto la mamma con cui avevamo un bel rapporto: ci aveva dato lezioni di lingua dei segni. Poi, quando la bimba aveva otto anni e mezzo l’affido si è interrotto perché la famiglia si è trasferita».
Nasce dai social, su Facebook, la seconda esperienza con l’affido: è il 2015 e Cristina vede un post in cui un’associazione segnala la necessità di una famiglia per l’affido temporaneo di un neonato ricoverato in terapia intensiva a Novara. Lei e Claudio ci pensano e prendono contatti con i servizi sociali ma poi il bimbo si aggrava. Poco tempo dopo, però, viene richiesto aiuto per un altro neonato di sei mesi arrivato prematuro da genitori in difficoltà: «Serviva una famiglia che si prendesse cura di lui nel tempo in cui il tribunale decideva il suo futuro. È stato con noi sei mesi, molto impegnativi perché aveva problemi di salute importanti. Ma era un bimbo meraviglioso ed è stata dura lasciarlo andare, quando è stato affidato alla nonna: è stata una partenza serena e dolorosa. Mio figlio rendeva bene l’idea quando diceva “è il mio fratellino per un po’. Diciamo che ogni accoglienza e ogni partenza hanno creato più spazio nel nostro cuore da portarci ad accogliere ancora».
Adesso in casa c’è un vulcano di sei anni, un bambino con una storia complicata e affetto dalla sindrome di Down: «Subito abbiamo detto di no, poi continuavamo a pensare a lui. Ci avevano detto che era in una comunità del Milanese in attesa di una famiglia. Dopo tre mesi abbiamo richiamato: lui era ancora lì e ci siamo convinti». Cristina e Claudio sono stati seguiti da tre équipe diverse dei servizi sociali, da Novara a Milano: «Non ci hanno mai lasciati soli anche perché noi non interrompiamo mai il contatto e quando abbiamo bisogno li cerchiamo. E loro ci sono sempre stati». –
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