Memoria e solidarietà: Chernobyl diventa sempre più distante

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C’è da sperare che, alla stessa velocità, stia calando la quantità di radiazioni. E che perciò si tratti di una buona notizia. Perché sono in calo anche i bambini bielorussi, abitanti nell’area di Chernobyl, che accolgono l’invito dell’associazione Help for Children e vengono in Veneto per trascorrere qualche settimana, d’estate. Un 10-15% in meno ogni anno.

Sabrina Marcon

chernobylchildrenQuest’anno ricorre il trentennale del disastro di Chernobyl, tragedia che scosse il mondo e diede inizio ad una gara di solidarietà planetaria. Era il 26 aprile 1986 quando si verificò il più grande incidente mai accaduto in una centrale nucleare.

Sorse allora, insieme ad altre realtà simili, l’associazione Help for Children Veneto onlus, che in questi anni si è molto impegnata per accogliere i bambini colpiti dalle radiazioni e debilitati, a scopo sanitario e terapeutico

Piero De Grandis è il vicepresidente dell’associazione e responsabile della sezione di Quarto d’Altino, dove Help for Children ha la sede principale: a lui il compito di fare un bilancio del lavoro svolto e di quanto c’è ancora da fare. «L’associazione nasce per dare un sostegno e cercare di prevenire le malattie legate alle radiazioni. In Veneto siamo divisi in 15 comitati territoriale che coprono tutta la regione. Fino ad oggi, sono stati ospitati dalle nostre circa 260 famiglie, in media, 300 bambini all’anno. I bambini arrivano per lo più dalla Bielorussia e la loro permanenza nel nostro paese è di uno o due mesi al massimo, fino al raggiungimento dei 17 anni. Ogni anno abbiamo un calo, ormai – appunto – del 10–15%. Questo è dovuto, sia a problemi economici dello stato in cui vivono sia ad un grande calo di attenzione nell’opinione pubblica italiana. Passato il dramma, anno dopo anno ci si dimentica».

Questi trent’anni di solidarietà con le popolazioni bielorusse ha avuto più volti. Oltre a quello dell’accoglienza dei minori c’è anche quello del sostegno con aiuti materiali: «Noi – prosegue De Grandis, che affianca il presidente Renato Salomoni, responsabile della sezione di Mestre – portiamo dei convogli composti da 10/12 camper ogni anno. Abbiamo avuto anche dei picchi e siamo arrivati a 40 camper a trasferta. Accompagniamo i camper in 6/7 persone, ma cerchiamo di comprare le cose in loco, perché con le dogane abbiamo sempre avuto problemi: i bielorussi non accettano volentieri che ci sia merce che entra nel paese. Così compriamo dando una mano alla loro economia e sviluppiamo progetti. Tra i più importanti, quelli legati alle strutture scolastiche: abbiamo sistemato i bagni in una scuola, mentre in un altro complesso abbiamo predisposto delle postazioni per dei bambini sordomuti. Il prossimo viaggio si farà alla fine di aprile prossimo».

Le cose buone di questa lunga esperienza? «Di certo il rapporto con i bambini, che abbiamo visto crescere: tanti sono tornati ogni anno, dai 7 ai 17 anni. Poi l’affetto che ci lega con le loro famiglie, i vari luoghi e le istituzioni. Ormai siamo di casa ed è bello rinnovare ogni anno questo legame. Inoltre, dato che le famiglie accolgono con sempre più difficoltà, a Portegrandi abbiamo predisposto una casa grazie al progetto “Un cuore per dieci sorrisi”, che ospiterà anche quest’anno dieci bambini».
Insomma: Help for Children (vedi www.helpforchildrenveneto.it) non molla, anzi: «Lancio un appello», conclude Piero De Grandis: «Se non potete ospitare, aiutateci. Cerchiamo qualsiasi cosa possiate fare per essere vicino ad un bambino».

Sabrina Marcon

http://www.genteveneta.it/

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