La battaglia vinta di Antonio Brunetto, sordo dalla nascita e con una laurea in mano

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Il giovane. originario di Sortino, si è laureato a Roma con una tesi sulla disabilità nel mondo produttivo

Adesso Antonino Brunetto, 28 anni, sorride al cospetto del Colosseo, nel cuore di Roma, stringendo in mano orgoglioso la sua tesi di laurea triennale in Storia Economica su “Disabilità e mondo produttivo, storia di un rapporto. Il caso delle persone sorde”.Ce l’ha fatta, dopo il trasferimento da Sortino nella Capitale nel 2021 per studiare, dopo un anno di corsi in Dad a causa delle pandemia.

Una battaglia vinta

Antonino è sordo dalla nascita, ma la sua battaglia l’ha vinta tutta, e anche se «ci sono stati alti e bassi. Ce l’ho fatta e ho raggiunto i miei obiettivi». Perché una discriminazione nei confronti dei sordi c’è, e Antonino è la prova palese di come la forza di volontà, la pervicacia, la ricerca di un futuro e anche l’allegria e l’ironia – che non guastano mai – possono essere benzina per portare la macchina dei propri sogni ovunque, senza limiti e intoppi. Anche se momenti di sconforto che ne sono stati tanti, ammette Antonino, ma lui non ha mollato mai, ha combattuto contro i muri di gomma, si è anche arrabbiato, ma poi ce l’ha fatta grazie a se stesso, «allo sforzo che ci ho messo e ai supporti che ho ricevuto».

Il sostegno delle persone vicine

Non solo: Antonino nel suo percorso ha avuto attorno una “truppa” di persone del cuore, dalla famiglia agli amici, dal compagno Lukas ai professori.Lo sguardo di Antonino sul mondo universitario – ma non solo – è attento e critico, e la sua analisi parte dall’esperienza personale ma anche dall’empatia nei confronti di chi come lui ha dovuto lavorare sodo e combattere «pregiudizi che ci sono», non lo nega.L’Università La Sapienza offre ottimi servizi, racconta Antonino, ma si può sempre migliorare, come nel caso dell’adozione di corsi in Lis che favorirebbero lo studio di molti studenti mettendo in campo inclusione e una migliore comunicazione con il mondo della sordità.In altre parole, servirebbe «migliorare le condizioni di parità all’interno dell’università, adottando le giuste strategie».

Occorrono più aiuti

Ad esempio, è il suggerimento di Antonino, si dovrebbe aumentare il monte ore per gli interpreti che traducono le lezioni nella Lis, la lingua dei segni italiana. Se questa strategia fosse applicata a tutti i corsi, molti studenti sordi potrebbero scegliere con maggiore libertà le materie da seguire per costruire il proprio futuro universitario prima, lavorativo ed economico dopo. La sua tesi d’altronde analizza l’aspetto economico delle leggi che sono state migliorate per garantire una maggiore parità di diritti, e come l’applicazione di queste migliorie possa contribuire a combattere difficoltà e discriminazioni.Le stesse aziende, sostiene Antonino, «devono impegnarsi in un’inclusività più solida e certa per favorire l’accesso al mondo del lavoro in maniera equa e diffusa, perché le persone sorde possano avere accesso alle stesse opportunità lavorative di tutti, senza imbattersi in discriminazioni ed ostacoli non più accettabili».

Redazione La Sicilia.it

 

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