Danzare contro i pregiudizi: la ballerina che segue le vibrazioni

Carmen Diodato, danzatrice professionista sorda dalla nascita, racconta la sua quotidianità tra protesi acustiche, sbarra e tournée

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Scarpette, body… e protesi acustiche: è la divisa di Carmen Diodato, la trentacinquenne palermitana che balla seguendo le vibrazioni. “Avere il timore di non farcela credo sia una cosa normale, che capita a tutti. Anche io ho pensato per un attimo – racconta a Sky TG24 – che fosse impossibile per una ragazza sorda danzare nei grandi teatri, però questo pensiero non mi ha mai fermata. Mai ho pensato di mollare tutto a causa dei pregiudizi, sono andata sempre solo avanti”.

La scelta della danza classica

Una persona sorda può arrivare ai massimi livelli della danza, specialmente di quella classica? Carmen Diodato è la dimostrazione che, sì, si può fare, anche in Italia, Paese ancora indietro sull’inclusione in alcune discipline artistiche. A renderla diversa dalle altre e unica, almeno entro i confini nazionali, è la condizione che la accompagna dalla nascita: la sordità grave bilaterale. Racconta la sua storia sullo sfondo dello splendido Teatro Massimo, il più grande edificio lirico d’Italia, diventato il suo orizzonte quotidiano. “Non ho scelto io di danzare. Solitamente sono le bambine che già da piccoline sognano di essere delle ballerine. Nel mio caso si cominciò per gioco. Fu proprio la mia logopedista ad avere l’idea di iscrivermi alla scuola di danza, perché pensava che la musica potesse aiutarmi a stimolare l’udito attraverso le mie protesi. Ho sempre avuto un buon rapporto con questi apparecchi, soprattutto da piccolina, e questa non è una cosa scontata, anzi è una grande fortuna. Non le ho rifiutate come purtroppo spesso accade per molti bambini. Ero curiosa di ascoltare i suoni attorno a me”. La piccola Carmen indossa un tutù color verde acqua a manica lunga che ancora conserva gelosamente. È più concentrata degli altri compagni di corso, non può fare altrimenti, tiene gli occhi fissi sull’insegnante per leggere il labiale senza perdere nulla di quei termini nuovi e stranieri. La lingua franca della danza, del resto, è il francese, una difficoltà in più. “I miei genitori mi hanno sempre raccontato che rimasero colpiti nel vedermi così attenta verso tutto ciò che faceva la maestra. Ricordo che lei batteva le mani a tempo di musica e tutti noi dovevamo seguire i suoi movimenti. Essendo sorda non potevo distrarmi”

Cosa sente Carmen con le sue protesi?

La domanda è inevitabile. Cosa sente una persona sorda attraverso le sue protesi? E la risposta non è così semplice: “Per me è difficile spiegare cosa sento, così come è difficile per gli udenti riuscire a spiegarmi cosa sentono”, confessa Carmen offrendo un altro punto di vista. “Io posso semplicemente dire che percepisco una vaga idea di suono, ma non so se la mia idea di suono corrisponda a quella reale, percepita dagli udenti. Mi aiuto principalmente con le vibrazioni: le vibrazioni sono state il primo vero approccio alla danza”.  E la musica? “Ho sempre adorato ascoltare Mozart, perché è ben riconoscibile e ritmato, così come le variazioni del Don Chisciotte, della Carmen e tante altre. Avere una musica ben scandita spesso mi aiuta, mentre ascoltare l’adagio risulta più complesso, dipende tutto dalle varie dinamiche del suono: è fondamentale avere per me tanti punti di riferimento musicali da ascoltare e memorizzare per allenare l’ascolto”. Da limite la sordità diventa un’opportunità: “Ho una curiosità verso l’ignoto e una voglia incessante di fare. Se non fossi nata sorda, non so se sarei arrivata a fare questo mestiere e a questi livelli – ora Carmen è ballerina facente parte del corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo e dell’Arena di Verona – La mia sordità mi ha portato alla danza e mi ha reso determinata a superare qualunque ostacolo mi si presentasse”.

La quotidianità

La giornata di Carmen comincia nella Sala degli stemmi del Teatro Massimo. Lezione dalle 10 alle 11 e 15 e dalle 11 e 30 alle 16 e 30 si prova sul palco per lo spettacolo. Il Natale si avvicina e si lavora su Biancaneve, la fiaba senza tempo dei Fratelli Grimm con le musiche di Rachmaninov. Tra le tante rappresentazioni che vanta nel curriculum, ce n’è una che porta nel cuore. “Si chiama “XX secolo, un balletto del 2015 al Teatro Filarmonico di Verona, coreografato da Renato Zanella. Ricordo che come solista la paura era tanta, ma la voglia di mettermi in gioco, dimostrando a tutti che avrei potuto farcela, era molto più grande rispetto alla paura”. Quando le chiediamo se sia l’unica danzatrice sorda in Italia, risponde che non è a conoscenza di altri professionisti che abbiano la sua stessa particolarità. “Il mondo della danza, almeno in Italia, dovrebbe lavorare più sull’inclusione tra colleghi. Meno invidia e più lavoro di squadra”, conclude.

di Ludovica Passeri – TG24.Sky VIDEO

 

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