Samuel è sordo e frequenta i corsi serali grazie all’aiuto di Paola

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Samuel Agostini frequenta i corsi serali del Liceo Antonio Rosmini di Trento. Per lui non sarebbe prevista la presenza di un facilitatore alla comunicazione ma il dirigente si è dato da fare perché Paola Rensi lo seguisse in questo percorso: “L’anno scorso frequentare le lezioni senza assistenza è stato un calvario. Prendere appunti e, contemporaneamente, ascoltare era difficilissimo per me. Io ‘ascolto’ leggendo il labiale”

TRENTOSamuel Agostini ha 29 anni, fa il contabile ed è sordo. Da un paio d’anni frequenta i corsi serali del Liceo Antonio Rosmini di Trento. “Voglio prendere il diploma di maturità“, dice. Ad accompagnarlo, in questo percorso, c’è Paola Rensi, facilitatrice alla comunicazione, che lo aiuta nella stesura degli appunti e nello studio.

Samuel affronta con entusiasmo convinzione le lezioni. Dal lunedì al venerdì, dopo le canoniche otto ore d’ufficio, torna a casa, studia e si prepara per andare a scuolaDalle 18.45 alle 23.10 Samuel torna sui banchi di scuola: “ascolta” i docenti, discute con i compagni, si prepara per prove ed interrogazioni. Quest’anno, grazie a Paola Rensi, le cose si sono fatte più semplici.

Lo scorso anno scolastico, infatti, Samuel non poteva contare sull’aiuto di Paola. Formalmente non potrebbe contarci nemmeno quest’anno. Le normative vigenti non prevedono la presenza di facilitatori e docenti di sostegno per i ragazzi (ormai maggiorenni) iscritti ai corsi serali, nonostante il loro numero sia in costante crescita. Il dirigente scolastico, Stefano Kirchner, quest’anno si è dato da fare perché, anche Samuel, potesse portare a termine il suo percorso formativo senza intoppi e fatica.

“L’anno scorso – racconta Samuel – frequentare le lezioni senza assistenza è stato un calvarioPrendere appunti e, contemporaneamente, ascoltare era difficilissimo per me. Io ‘ascolto’ leggendo il labiale quindi non riesco a scrivere e, allo stesso tempo, guardare la persona che sta parlando. Spesso provavo a scrivere senza guardare il foglio su cui stavo prendendo appunti”.

Senza l’indispensabile aiuto di Paola, insomma, per Samuel era davvero difficile e faticoso seguire le lezioni. “Gli insegnanti – continua – erano sempre gentili disponibili, e facevano di tutto per venirmi incontro e aiutarmi. Ma era davvero molto difficile. Quando in classe partecipavo alle discussioni con i miei compagni, spesso perdevo il filo del discorso, non capivo chi stesse parlando. Ora, con la facilitatrice, tutte queste cose sono diventate molto più semplici“.

Alle superiori Samuel era affiancato da un insegnante di sostegno in alcune materie. Faceva, però, molta fatica e quindi dopo qualche anno ha intrapreso un percorso di formazione-lavoro ed è diventato grafico. Poi, come sempre, la vita fa strani giri e Samuel si è ritrovato a fare il contabile e, ora, ha un contratto a tempo indeterminato e un lavoro che gli “piace molto: una volta ero un disastro con i numeri, ora la matematica è la mia materia preferita” (ride, ndr).

Il percorso formativo che ha seguito non gli ha però permesso di conseguire il diploma di maturità. “Credo che ci voglia tanta motivazione convinzione – spiega -. Il diploma di maturità mi permetterà anche di accedere ai concorsi che ora mi sono preclusi. L’anno scorso, quando mi sono imbarcato in quest’avventura, ero spaventatissimo. Credevo non ce l’avrei mai fatta. Invece, passata la paura iniziale, tutto ha iniziato a sistemarsi”.

Samuel continua a ripetere come la presenza della sua facilitatrice, Paola, lo stia davvero aiutando tantissimo. “Per me era davvero impegnativo venire a scuola lo scorso anno. Era molto stancante perché dovevo investire tantissime energie per ‘ascoltare’ ma, contemporaneamente, dovevo anche impegnarmi ad apprendere”.

Ora che c’è Paola tutto è diventato più semplice. Quando Samuel si trova davanti un insegnante che scandisce bene le parole e non si volta continuamente verso la lavagna, riesce a seguire la lezione leggendo il labiale mentre Paola prende appunti. Quando invece fa fatica a seguire la lezione (perché il docente si mangia le parole o si muove molto), Paola gli “presta” le sue orecchie e, poi, traduce in lingua dei segni.

“Seguire il labiale richiede tantissima concentrazione – racconta Samuel -. Con la Lis, ovviamente, tutto è più semplice”.

Samuel è sordo dalla nascita ma, la sua sordità, è stata scoperta solo all’età di tre anni. E’ iniziato così un lungo percorso di logopedia e, oggi, Samuel è anche il vicepresidente della sezione provinciale dell’Ens (Ente nazionale sordi) che, da sempre, è impegnata per assicurare autonomia e indipendenza alle persone sorde. Non ci si pensa, ma anche le cose apparentemente più semplici e banali non sono tali in un mondo ‘silenzioso’.

“Al mattino, per alzarmi – racconta Samuel – non posso ovviamente affidarmi alla sveglia. Meglio: devo affidarmi ad una sveglia ‘alternativa’. Uso il flash del telefono, mi sveglio grazie agli stimoli luminosi. Qualche anno fa avevo un gatto, che ora è morto, e un cane, che invece ora è molto vecchio ed è sordo pure lui (ride, ndr). Ecco, quando qualcuno suonava il campanello, io me ne accorgevo perché li vedevo agitarsi: era il loro modo per farmi capire che c’era qualcuno alla porta”.

Samuel si avvale anche di apparecchi acustici che lo aiutano a sentire la propria voce e ad intuire quella degli altri. “Gli apparecchi mi aiutano a controllare il tono della mia voce. Se li togliessi e rimanessi senza per una settimana, la mia voce cambierebbe completamente, non riuscirei più a controllarla. Grazie agli apparecchi ascolto anche la musica. Musica senza parole, come quella ‘da discoteca’: la ascolto soprattutto quando vado a correre perché mi dà la giusta carica. Senza apparecchi acustici sento però le vibrazioni provenire dal petto: anche questo è un modo di ‘ascoltare’“.

Ai serali Samuel studia anche due lingue straniere: l’inglese e il tedesco. Studiare una lingua che non ci appartiene, è molto difficile. E lo è, soprattutto, per Samuel. “Sembrerà banale – continua – ma per me imparare una lingua è difficilissimo, per questioni tecniche. Una lingua straniera, da quello che mi dicono i miei compagni, si impara soprattutto ascoltandola. Io non posso farlo, ovviamente. Devo quindi associare un suono ad un segno ma, in tedesco e in inglese, ad un segno non corrisponde il suono che mi aspetterei quindi è davvero molto difficile”.

La vita (e il nostro corpo), si sa, trova sempre la strada per darci delle risposte a domande che non abbiamo posto. “Ho sviluppato dei superpoteri – conclude Samuel, con un sorriso disarmante -. Ho sviluppato molto l’olfatto ed è come se il mio campo visivo si fosse ampliato. Non male, insomma (ride, ndr)”.

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