Istituto Magarotto: una storia di lotte e di conquiste

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Isabella Pinto, già docente di discipline giuridiche ed economiche, ricopre dal 2015 la carica di Rettore e Dirigente Scolastico dell’Istituto Statale di Istruzione Specializzata per Sordi “Antonio Magarotto” di Roma, Padova e Torino.

1) Chi era Antonio Magarotto?
Antonio Magarotto divenne sordo a causa di una meningite che lo colpì all’età di 3 anni. Si trasferì a Siena, per frequentare la scuola per sordi presso l’Istituto “Tommaso Pendola”, dove imparò a leggere il labiale e a parlare mediante il metodo oralista. Tornato nel suo paese di origine, nel Vicentino, divenne linotipista. Nel 1932, a Padova, fondò insieme ad altri amici e compagni sordi l’Ente Nazionale Sordomuti, del quale fu presidente dal 1932 al 1950.

Antonio Magarotto

Ma il merito principale che si riconosce ad Antonio Magarotto è quello di essersi battuto perché l’istruzione media e superiore dei sordomuti fosse garantita a un numero sempre maggiore di sordi. Riuscì a fondare ben 22 scuole in tutta Italia, alcune delle quali sono ancora attive e funzionanti in Italia: a Roma, a Torino e a Padova ancora oggi i ragazzi sordi possono frequentare le scuole statali volute fortemente da Antonio Magarotto, le cui spoglie riposano oggi nel Convitto per Sordi attivo a Padova.

2) Quando è stato fondato l’Istituto Statale di Istruzione Specializzata per Sordi “A. Magarotto”? Come si è evoluto nel tempo?
Va precisato che la scuola Magarotto, costituita dalle tre sedi di Roma, Padova e Torino, vede la sua attuale configurazione così complessa e articolata grazie a una convenzione stipulata nel luglio del 2000: era infatti stato introdotto in quegli anni, per la prima volta in Italia, il concetto di autonomia scolastica, ed erano stati introdotti dei rigidi parametri numerici di alunni frequentanti per far sì che una scuola potesse considerarsi autonoma a tutti gli effetti. Le scuole fondate da Antonio Magarotto già dalla fine degli anni ’40 avevano, ovviamente, una consistenza inferiore; grazie a questo accordo, le tre sedi di Roma, Padova e Torino furono aggregate in un’unica scuola, superando così l’ostacolo della consistenza numerica e consentendo a questa preziosa realtà di sopravvivere. Tutte le scuole fondate da Magarotto vedevano, all’inizio, la presenza di soli studenti sordi, così come sordi erano spesso i loro docenti. Dai primi anni Ottanta le sedi di Padova, Roma e Torino aprirono le porte anche agli studenti udenti; oggi le scuole del Magarotto vengono frequentate da bambini e studenti sordi e udenti, e rappresentano un esempio notevole di reale inclusione.

3) Qual è il rapporto con le Istituzioni a livello locale e nazionale?
Dalla complessa struttura dell’ISISS Magarotto conseguono, ovviamente, articolate relazioni con le Istituzioni a livello centrale e periferico; va evidenziato come la realtà del Magarotto non è compresa e sostenuta in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale, e che talora i numeri ridotti di alunni per classe vengono visti non come una evidente necessità per assicurare una didattica di qualità a tutti, sordi o udenti che siano, ma come un privilegio per pochi. Le politiche dei “tagli”, che sempre si abbattono come una scure sulle scuole, ovviamente non aiutano, ma in generale si deve riconoscere che, se pur dopo svariate trattative e interlocuzioni nelle sedi competenti, riusciamo a preservare questo modello di eccellenza nella sua interezza, senza dover scendere a compromessi frustranti.

4) Quanti sono gli studenti che frequentano la scuola e da dove provengono?
Va innanzi tutto detto che il Magarotto, nella sua sede di Roma, è considerato un “omnicomprensivo”, abbraccia cioè tutti gli ordini di scuola, dall’infanzia alle superiori. Oggi gli studenti frequentanti le sedi di tutta Italia sono quasi 500; a Roma e a Padova, dove hanno sede anche due Convitti per Sordi, i ragazzi vengono da tutta Italia e spesso anche dall’estero, da paesi dell’Europa dell’Est, ma anche da paesi asiatici (Filippine, Sri Lanka); a Torino registriamo invece la presenza di una utenza più “locale”, la mancanza del Convitto certamente non aiuta la frequenza dei fuori sede.

5) Quali sono i punti di forza dell’Istituto?
Il numero contenuto di alunni per classe, che consente una reale individualizzazione e personalizzazione dei percorsi. Il fatto che buona parte dei docenti sono “specializzati” o nell’insegnamento alle persone sorde o sul sostegno, con una conseguente, effettiva realizzazione di una didattica inclusiva. La frequenza di studenti udenti in un rapporto “alla pari”, tale per cui il concetto di disabilità diviene assolutamente marginale. La scuola propone ogni anno progetti di inclusione nell’ambito dell’area a rischio per favorire l’integrazione fra sordi e udenti e ridurre l’abbandono scolastico.

6) Quali sono gli strumenti didattici (software, nuove tecnologie multimediali) di cui si avvale l’Istituto?
Tutte le classi delle sedi del Magarotto sono dotate di LIM, attraverso le quali i contenuti didattici sono resi in una modalità che privilegia il canale visivo. La dotazione laboratoriale è, nelle tre sedi, decisamente imponente, all’avanguardia per ciò che riguarda le tecnologie utilizzate, perché la didattica “del fare” è senz’altro più in linea con gli stili di apprendimento degli studenti sordi come di quelli con altre forme di disabilità (i DSA, ad esempio).

7) Quali sono le figure professionali che operano a vario titolo all’interno dell’Istituto?
La presenza di docenti specializzati fa sì che al Magarotto non siano presenti ulteriori figure di docenti di sostegno. I docenti curricolari, specie se non specializzati, sono affiancati da assistenti alla comunicazione, il cui ruolo è quello di facilitare ai sordi la comprensione dei contenuti didattici proposti dal docente, di rendere realmente fruibili tali contenuti. Presso il Convitto annesso al Magarotto vi sono anche gli educatori specializzati. Infine, con i fondi dell’autonomia scolastica operano all’interno dei nostri Istituti figure professionali quali: la psicologa che conosce la lingua dei segni, la logopedista sorda, la logogenista e anche interpreti sordi e udenti.

8) Gli studenti sono in prevalenza figli di sordi?
La scuola, come detto, è aperta anche agli udenti; attualmente è frequentata da sordi figli di sordi, da CODA, da udenti che vedono nel modello didattico proposto, centrato tutto sull’inclusione e sull’apprendimento della LIS, una opportunità di arricchimento personale, indipendentemente dal fatto che in famiglia vi siano o meno sordi.

9) Come vengono preparati gli studenti alla comprensione e produzione scritta e orale di una lingua?
Ci si focalizza sulle parole chiave. Sono pochi i casi di sordi che riescono a condurre una lettura completamente autonoma del testo, viene sempre spiegato loro il contenuto. Anche se è semplice. Ci si sofferma su strutture linguistiche (anche per fare lingua) e parole chiave. Si suddivide il testo in parti cercando di individuare le informazioni che offre attraverso domande inerenti il luogo, il tempo, persone coinvolte, ecc. Insomma si cerca di offrire delle strategie per comprendere i contenuti. Nella produzione si spiega, e gli studenti si esercitano, l’organizzazione di un testo e vengono individuate le caratteristiche delle tipologie testuali: come disporre informazioni e opinioni, come fare per avere opinioni. Morfologia, ortografia e sintassi non sono oggetto di valutazione a meno che lo studente abbia competenza linguistica. L’orale è anche in lingua dei segni per la quale si considerano gli stessi parametri dell’italiano. Registro linguistico, lessico appropriato, organizzazione dell’esposizione e contenuti adeguati ma in LIS.

10) Quali sono i punti di contatto tra la vostra scuola e la società?
Fitti sono i rapporti tra le varie sedi dell’Istituto e il tessuto sociale in cui le stesse si trovano a operare, di fatto la scuola collabora quotidianamente con l’esterno in vario modo: tutte le attività svolte all’interno e all’esterno della scuola (spettacoli teatrali, musical, descrizione di percorsi culturali in LIS, partecipazione a riprese cinematografiche, ecc.) vengono pubblicizzate tramite il web per sensibilizzare la società di oggi alla cultura sorda, troppo spesso emarginata; i nostri studenti partecipano a progetti presso enti pubblici o società private, attraverso percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro per farli interagire sia dal punto di vista lavorativo che relazionale; scambi con altre scuole, italiane ed estere, per far conoscere la metodologia didattica della Lingua dei Segni Italiana (LIS) e nello stesso tempo apprendere.

11) Com’è nata la collaborazione con il Lions Club di Padova (Distretto 108 Ta3) e quali sono le iniziative finora messe in campo sul tema della sordità?
La collaborazione è iniziata per l’appartenenza ai LIONS di una docente della nostra sede di Padova. Condividiamo un nostro progetto, “Conoscere la Sordità” che ha la finalità di migliorare l’integrazione tra le persone sorde e udenti attraverso la diffusione tra gli udenti delle problematiche legate alla sordità e della Lingua dei Segni Italiana. Numerose sono le iniziative previste dalle diverse linee d’azione del progetto: incontri formativi per docenti, operatori e genitori, incontri con studenti di altre scuole per diffondere la LIS, eventi culturali che garantiscono l’accessibilità anche alle persone sorde e quindi la condivisione tra sordi e udenti.

12) C’è un episodio o un ricordo particolarmente significativo che vorrebbe condividere con i lettori?
Un episodio particolarmente significativo riguarda una ragazzina sorda con tantissime problematiche collegate, derivanti sia dalla stessa sordità sia dal contesto familiare disagiato in cui viveva. La ragazza era molto violenta in classe ed era difficile capire il perché del suo comportamento verso tutti, insegnanti e compagni. Un gruppo di docenti specializzate ha cercato di conquistare la sua fiducia e attraverso alcuni disegni e qualche breve frase l’alunna è riuscita a raccontare il suo devastante disagio sociale. Immediatamente sono stati allertati i servizi sociali, la psicologa, anch’essa specializzata in LIS e insieme coordinando il lavoro con gli insegnanti prima, e i professori dopo, da diversi anni, si è riusciti a far superare quasi tutti i problemi all’adolescente rendendola sicura di sé, inclusa in classe e nella società in cui vive. Questo caso umano, che, raccontato in modo così sintetico non rende l’idea, è stata la più grande soddisfazione che la scuola abbia mai avuto.

13) Quale potrebbe essere il motto della scuola?
“Together we can”

di Michele Peretti
redazione@viverefermo.it

 

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