Gaia, quando la sordità non fa paura. La mamma: “Ora aiutiamo gli altri bambini”

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“Ho capito che mia figlia avrebbe potuto avere una vita normale il giorno in cui, per la prima volta, mi sono arrabbiata con lei come avrei fatto con sua sorella”. Stefania De Gaetano, di Lugo, è la mamma di Gaia, una bambina di dieci anni completamente sorda e che all’orecchio sinistro ha l’impianto cocleare.
La storia di Gaia è servita come spunto a Davide Solaroli, consigliere comunale e insegnante di sostegno nella scuola frequentata dalla bambina, per organizzare l’iniziativa “Brindo alla gioia”, un evento musicale benefico che punterà a raccogliere fondi per acquistare alcuni giochi inclusivi (pensati per mettere insieme bimbi normodotati e bimbi con disabilità) per uno dei due parchi principali di Lugo. Il 30 settembre, al Pavaglione, si esibiranno oltre cento elementi e parteciperà anche Davide Santacolomba, pianista sordo e finalista nella trasmissione “Tú sí que vales”. A portare la propria testimonianza di vita sarà invece Guido Renato Venturini, che nel libro “L’acrobata del silenzio. Viaggio alla conquista dei suoni” racconta la sua esperienza rispetto alla sordità.
“Guido – racconta oggi Stefania – è stato un compagno di lacrime quando, dopo l’intervento subito da Gaia a cinque anni di età, abbiamo iniziato a dover fare i conti con la realtà dell’impianto cocleare. Spesso lo raccontano come una favola ma all’inizio è una vera sfida da vincere. Dopo l’accensione, c’erano volte in cui mia figlia piangeva inconsolabile. Allora chiamavo Guido, che mi tranquillizzava, spiegandomi che poteva anche essere anche il ronzio della caldaia, a darle fastidio”.
Gaia, però, già prima dell’impianto era “una peste”, cocciuta quanto basta per affrontare gli ostacoli: “Anche senza apparecchi acustici, aveva imparato a leggere il labiale, il che le aveva consentito di iniziare a parlare. Oggi canta, addirittura. Ha passato l’estate con un’insegnante madrelingua d’inglese. E vorrei che svolgesse le prove Invalsi di quinta elementare anche se potrebbe esserne esonerata”. Niente paura, insomma, nonostante i tempi iniziali molto duri: “Per diverso tempo il problema di Gaia è stato scambiato per un disturbo dello sviluppo. Si era parlato anche di disturbo dello spettro autistico, anche se io non ho mai creduto a quell’ipotesi. Il percorso per arrivare alla diagnosi di sordità è stato lungo ed estenuante. Gaia, io, la capivo. E lei capiva me, in qualche modo. I problemi comunicativi iniziavano fuori dal nostro rapporto”.
Tra quelli che l’hanno presa per mano, Davide Solaroli, che anche se non era l’insegnante di sostegno di Gaia, riusciva a consolarla con le sorprese dell’uovo Kinder e con la sua chitarra, quando in prima elementare, spesata, iniziava a piangere: “Sono passati quattro anni durante i quali mia figlia – conclude Stefania – ha avuto un recupero importantissimo dal punto di vista uditivo, cognitivo, verbale e di inclusione sociale. Non sono mancate le battaglie, come il ricorso al Tar per ottenere più ore di sostegno, che abbiamo vinto. Ma oggi, dopo tanta sofferenza, vogliamo declinare in positivo la nostra esperienza”.
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