Canta Elisa e Tiziano Ferro con i segni E i suoi video spopolano su YouTube

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Mauro Iandolo, 35enne di Nettuno (Roma), è figlio udente di genitori sordi. Ha dato vita a un progetto per tradurre le sue canzoni preferite nella lingua dei segni italiana, come faceva da bambino

Due battiti delicati sulla guancia con il pugno leggermente aperto, il palmo rivolto verso la gota. Così si dice «mamma» nella lingua dei segni italiana.

«È stata la mia prima parola in assoluto, avevo cinque mesi», racconta Mauro Iandolo, 35enne di Nettuno (Roma). Quale vocabolo abbia pronunciato per primo è invece un mistero: in famiglia nessuno – se non il fratello maggiore, Fabio – lo avrebbe potuto sentire. Mauro e Fabio sono figli udenti di genitori sordi segnanti: a differenza dei sordi oralisti, che parlano e leggono il labiale, usano soltanto la Lis, la lingua dei segni italiana. Silenzio e moltissimo affetto: i due fratelli sono cresciuti così. «Non mi ha mai sfiorato l’idea di essere in qualche modo svantaggiato», racconta Mauro, assistente alla comunicazione presso la cooperativa sociale Segni di Integrazione Lazio e presidente dell’associazione Officina Lis. «Anzi, credo che avere dei genitori sordi ci abbia dato una marcia in più, a partire dal fatto che siamo bilingui, parliamo il linguaggio dei segni e l’italiano».

Mauro ricorda se stesso piccino, in viaggio in auto con i genitori. «Ascoltavo le canzoni che passavano alla radio e mi divertivo a “segnarle”, vale a dire, a tradurle nella lingua dei segni». Passano gli anni. Mauro prende il diploma di perito aziendale e corrispondente in lingue estere, ma la sua passione resta la Lis. Frequenta un corso in lingua dei segni, un altro come assistente alla comunicazione, poi uno per interpreti e infine un workshop intensivo di American Sign Language (Asl). Il bello comincia nel 2011, quando Mauro dà vita a un progetto per tradurre le sue canzoni preferite in Lis, come faceva da bambino. Nel frattempo il suo corpo, forgiato da danza, canto e teatro, ha acquisito una nuova consapevolezza. Mauro parte da un brano di Elisa, «Luce», e inaugura il suo canale YouTube. «È la canzone di cui vado più fiero: è partito tutto da lì, per gioco», osserva. Inizia così la sua missione per diffondere la conoscenza dei musicisti a lui più cari nel mondo dei non udenti, che, peraltro, sono in grado di percepire il ritmo attraverso le vibrazioni e con l’aiuto del movimento del corpo del segnante.

Musica visiva, si chiama. «Sono molto più bravo a cantare con i segni che a voce», assicura. Dopo «Luce» viene «La differenza tra me e te» di Tiziano Ferro, il primo video da professionista di Mauro. Ne seguiranno un’altra decina. «Non scelgo io le canzoni da segnare, sono loro che scelgono me». Si tratta di brani che gli capita di sentire alla radio in macchina. «In tutti i video rallento sempre lo stesso segno, quello di andare via (rappresentato da pollice e indice in configurazione a L che si uniscono, ndr)». Per tradurre bene una canzone «ci vogliono un paio di giorni», prosegue il 35enne. Poi bisogna creare lo storyboard, analizzare la metrica del testo, segnarne il minutaggio, dividere il ritmo. «La cosa più difficile è stare davanti alla telecamera». Mauro, che con la sua associazione sta svolgendo uno studio proprio sulla trasposizione di canzoni in gesti, non è l’unico in Italia a fare musica visiva. Ma l’Eldorado del canto per non udenti è negli Stati Uniti. «Negli Usa è normale che ci siano interpreti ai concerti». Il nostro non è (ancora) un Paese per sordi.

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