‘What?’ ritratto di ragazza non udente

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Ambra legge il labiale, fa kick boxing e adora la musica techno. Su di lei si è focalizzato l’ultimo lavoro del fotografo Danilo Garcia Di Meo, vincitore dell’Andrei Stenin Contest

di Michela Trigari

Ambra (foto di Danilo Garcia Di Meo)

Ambra è sorda, ha 24 anni e vive a Genzano di Roma. Ha due lauree e sta conseguendo un master in Arti-terapie, anche se per ora lavora come cameriera. «Mi piacerebbe dedicarmi a favorire i processi di crescita e cambiamento degli esseri umani», dice. Perché per lei, almeno, è stato così: in passato, infatti, non accettava molto bene la sua condizione. Si ritrova così in una relazione con un uomo violento. Poi scopre la kick boxing e la musica techno, che riesce a percepire attraverso le vibrazioni dei bassi. Due passioni che si trasformano in due ancore di salvezza. Su di lei si è focalizzato l’ultimo lavoro del fotografo Danilo Garcia Di Meo, che con il progetto “What?” ha vinto l’Andrei Stenin International Press Photo Contest 2017 di Mosca nella categoria “Portrait: a hero of our time”. «Volevo portare alla luce una storia che fosse tra il reportage sociale e il racconto quotidiano – spiega il fotografo -. Ambra mi è sembrata la persona giusta». Un modo come un altro per ricordare che il 30 settembre è la Giornata mondiale del sordo

Un passato di insicurezze

«Ce l’hanno in tanti una storia che parla di mancanze e scherzi della vita che vanno a demoralizzare e abbassare l’autostima. La mia è una storia comune, e l’insicurezza dipendeva da tanti fattori – racconta la ragazza -. Dietro una maschera di orgoglio e arroganza, molti sordi percepiscono il proprio corpo come imperfetto. I primi pregiudizi non provenivano dagli altri ma da me stessa. La mia era una storia di paranoie ed emotività instabile. Non riuscivo a comprendere e condividere i sentimenti degli altri, impossibilitata a comunicare con loro nella lingua dei segni. Non mi fidavo di nessuno: e quando non ti fidi di nessuno, non ti fidi nemmeno di te stessa. Sminuisci il tuo valore e ti convinci di essere inabile in tanti ambiti e di meritarti persone negative incapaci di amare. L’adolescenza, poi, è un’arena di guerra, un ring. Per questo sentivo di dover praticare un’attività che mi aiutasse a sviluppare l’autostima. La kick boxing mi ha dato fiducia nel mio potenziale».

Combattere per l’autostima

La giovane romana non è l’unica non udente a praticare uno sport da combattimento. Ci sono altri atleti, infatti, del passato e del presente, con gravi deficit uditivi: Mario D’Agata, per esempio, è stato il primo pugile sordomuto a diventare campione italiano nel 1953, campione d’Europa nel 1955 e a conquistate il titolo mondiale nel 1956.

Anche Giovanni Improta, ex kick boxer che vanta un palmares di livello internazionale, da poco passato al karate, non sente quasi nulla. «Ambra oggi usa l’apparecchio acustico, legge il labiale e si definisce felice e soddisfatta.

Ha intrapreso un percorso di consapevolezza e autonomia incontrando ostacoli che hanno forgiato la sua resilienza anche per via dei luoghi comuni che circondano l’essere donna, l’essere non udente, il praticare un’arte marziale», conclude Garcia Di Meo. Ma quest’anno è anche l’85° anniversario dell’Ente nazionale sordi: l’appuntamento è a Padova (a partire dal 28 settembre) con un convegno, uno spettacolo teatrale in Lis e un corteo.

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