Per essere insostituibili bisogna essere diversi» diceva Coco Chanel. Ma bisogna anche non averne paura, come Ilaria Galbusera, 26 anni, di Sorisole, capitano della nazionale femminile di pallavolo sorde
C’era anche lei, con il suo sorriso e la maglia numero tre, nel video emozionante dell’Inno di Mameli cantato nella lingua dei segni, diventato virale sul web. La sua squadra ha vinto l’argento ai Giochi Olimpici dei sordi che si sono svolti da poco a Samsun, in Turchia, ed è stata sconfitta soltanto dal Giappone: «Una grandissima soddisfazione», dice Ilaria, che ha acceso per un attimo i riflettori su questa «disabilità invisibile».
Ilaria lavora part time in banca, ma il suo sogno sarebbe trovare spazio nelle pubbliche relazioni: «Dato che non sento – spiega – finora non mi è stato possibile. Ormai sono quattro anni che lavoro lì, mi trovo bene ma è un mondo completamente diverso rispetto ai miei studi».
Non ha smesso di sognare: le mancano soltanto un esame e la tesi per ottenere la laurea in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e dopo si augura di potere, un giorno, realizzare i suoi desideri: «Non so ancora cosa farò da grande – sorride -. Certo sarebbe bello che ci fossero meno pregiudizi nei confronti dei sordi. Mi è capitato spesso di essere valutata ai colloqui non tanto in base alle mie competenze, ai miei talenti, all’impegno e alla passione che posso esprimere, ma soprattutto per la mia condizione fisica. Speriamo, la vita è piena di sorprese».