“Sono diventata architetto grazie alla Lingua dei segni”

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Da pioniera del progetto del bilinguismo per i bambini sordi, iniziato a Cossato nel 1994, ad architetto. Giulia Guida, 24 anni di Ivrea, si è laureata due anni fa al Politecnico di Torino e ora, mentre frequenta l’ultimo anno della magistrale in Restauro, fa il tirocinio in uno studio di architettura per prepararsi all’esame per l’abilitazione alla professione.

francesca fossati – cossato 27 aprile

1664917_1461685240-k3LG-U10701248154495jWD-1024x576@LaStampa_itDiventare architetto era il suo sogno, fin da bambina. E l’ha realizzato, con impegno e coraggio, diventando così un esempio concreto della validità del progetto della Lingua dei segni che sta per diventare, a partire dal prossimo anno scolastico, uno dei pochissimi centri di formazione per le disabilità sensoriali riconosciuto dal ministero dell’Istruzione. L’annuncio lo fece il ministro Stefania Giannini a gennaio, quando visitò la scuola cossatese, e la dirigente dell’istituto comprensivo Gabriella Badà di recente ha incontrato due volte i funzionari ministeriali a Roma per proseguire l’iter burocratico già avviato dalla Regione.

PASSO AVANTI  

«È un grande passo in avanti – dice Giulia -. Non si può, dopo vent’anni, continuare a definire un progetto sperimentale la scuola grazie alla quale ho raggiunto molti traguardi. Se sono arrivata fin qui lo devo alla mia famiglia, ma anche alla scuola che mi ha aiutato a crescere in modo sereno e mi ha dato una preparazione scolastica molto solida. Ed è grazie al laboratorio Lis italiano se oggi scrivo e comprendo senza problemi».

SENZA INTERPRETE  

Il lavoro di squadra, tipico di uno studio di architettura, e le riunioni non sono un ostacolo per Giulia: «Grazie alla scuola bilingue affronto qualsiasi situazione. Dal vivo mi affido al labiale e chiedo ai colleghi, finora tutti molto disponibili, di parlare in modo chiaro e non troppo velocemente. Certo, le comunicazioni telefoniche le sostituisco usando la mail». Giulia ha frequentato materna, elementare e media a Cossato, accompagnata ogni giorno con costanza dalla mamma Silvana che aveva saputo del progetto della Lis da una logopedista. Poi l’istituto per geometri a Biella, sempre con il sostegno delle interpreti di Cossato. «Oltre a me si sono laureate anche le mie ex compagne di Cossato Lisanna (infermiera) e Benedetta (psicopedagogista) e ci sono altri ragazzi sordi biellesi che ora studiano all’Università (come Mattia Cossenaro, di Ponzone, alla Normale di Pisa).

IN CLASSE  

Le lezioni si svolgono normalmente, ma in presenza dell’interprete che traduce simultaneamente in Lis ciò che spiegano gli insegnanti. «Per un bambino sordo è importante essere certo di capire tutto quello che succede in classe ed io e le altre due nostre compagne sorde sapevamo di comprendere e di essere comprese -dice Giulia -. Tutti i miei compagni conoscevano perfettamente la Lis e se, per distrazione, mi perdevo qualcosa il mio vicino di banco me lo spiegava velocemente». Giulia si sentiva integrata e nell’intervallo si divertiva e giocava a calcio. Alle superiori era l’unica sorda, ma anche là i compagni hanno imparato la Lis e con alcuni è ancora in contatto. All’università, che fornisce l’interprete, non si è persa d’animo quando alcuni professori avevano poca fiducia in lei: altri la spronavano e lei si è rimboccata le maniche per arrivare alla fine.

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