La cucina oltre le barriere dello chef che non sente

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«Nel mondo in cui viviamo dobbiamo lavorare molto per abbattere le barriere». La prima cosa che capisci vedendo Manuel Tocchini Morotti è che la sua motivazione e la voglia di riscatto, tipiche di chi non si arrende mai, sono le armi più potenti per superare le difficoltà. La seconda, invece, è una domanda che sorge quasi spontanea dopo averlo visto armeggiare intorno ai fornelli: «Ma come mai non fa il cuoco?”. Manuel, lucchese, 36 anni e una sordità totale che lo accompagna da quando aveva due anni e mezzo, nella vita di tutti i giorni fa l’educatore part-time per i non udenti, ma nei suoi sogni vorrebbe diventare uno chef.

Diplomatosi all’Istituto alberghiero e con un passato in cucina, da lavapiatti prima e da cuoco poi, sia in ristoranti che in trattorie, Manuel, oltre a essere un buongustaio, è sempre rimasto affascinato da colori, sapori e profumi. «Lavorare in una cucina impone dei ritmi frenetici e una continua comunicazione tra i membri della brigata. Per una persona nella mia situazione non è così immediato». Manuel però non si è arreso e ha intrapreso l’esperienza come volontario in Africa ri-scoprendo il valore del cibo a partire dall’agricoltura e dalla lotta allo spreco «C’è una differenza sostanziale tra vedere le immagini o i video dei popoli africani e vivere con loro le difficoltà e il disagio quotidiani», commenta.
Manuel è stato anche un atleta paralimpico e, in questa particolare occasione, ha approfondito la Lis – Lingua dei segni italiana – che lui stesso definisce «una lingua sepolta dentro di me, fondamentale per una partecipazione più attiva nella società di oggi». L’educatore alla sordità, oltre a comunicare attraverso il linguaggio dei gesti, pur non sentendo i suoni, riesce a parlare e a leggere il labiale.

Così dall’idea di unire la propria esperienza di vita con la sua più grande passione nasce Ristolis: «Quando l’ho pensato immaginavo una cucina semplice e, allo stesso tempo, credevo di poter sensibilizzare le persone al mondo dei sordi». La piattaforma, dove lingua dei segni e gastronomia si uniscono in un connubio gustosissimo, nasce nel 2015 e nel progetto originario, poi mai realizzato, sarebbe dovuta diventare una vera e propria attività. Ristolis, con brevi corsi di cucina si rivolge, in linea generale, ai sordi e a chi studia la lingua dei segni. Oltre alle lezioni, sono previsti anche servizi di catering a domicilio per un numero ristretto di persone. L’idea che Manuel porta avanti è basata sulla semplicità e sulla qualità delle materie prime: «Quando si conoscono le basi dell’arte culinaria, con un pizzico di creatività, si possono realizzare molti piatti con pochi ingredienti a disposizione». Ama la cucina mediterranea, ma il suo cavallo di battaglia è il risotto, anche se in Africa utilizzava per lo più patate, mais e farine: «I momenti di condivisione con i contadini e i popoli Masai mi hanno insegnato molto – spiega Manuel – Preparavo insieme a loro buffet con prodotti semplici e poveri, ottenuti direttamente dalle coltivazioni». Sebbene con Ristolis non sia decollato il progetto che Manuel aveva in mente di un «locale che non c’era», ossia un ristorante in Lis, lui continua a battersi affinché la comunicazione dei sordi in Italia venga riconosciuta come lingua: «La lingua dei segni è un valore aggiunto e la cucina deve inglobarla, come si fa con i cibi di altre culture».

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