«Grazie al biliardo ho riassaporato il gusto della competitività, ormai perduto a causa della mia malattia. Ho praticato anche altri sport, ma nessuno era mai diventato la mia principale attività», dice Fulvio De Franceschi, affetto da sclerosi multipla da circa 30 anni. Ingegnere elettronico, 52 anni, sposato e con due figlie di 15 e 18 anni, da un anno e mezzo ha scoperto questa disciplina.

Ilaria Dioguardi

La scoperta del biliardo

«Anche nel biliardo, come in tutto ciò che faccio, sono supportato dalla mia famiglia e dalle mie figlie», dice. «Le mie figlie non vedono la mia disabilità, anzi, ci ironizzano. Ad esempio, se non vado con loro a fare un viaggio si lamentano, perché devono fare la coda all’aeroporto, non avendo la precedenza che spetta a me in quanto disabile».

Fulvio ha fatto tanti sport: pallanuoto, vela, windsurf, pallacanestro, pallavolo. «Poi ad un certo punto ho cominciato a perdere i pezzi, ad avere problemi motori, che iniziarono già con la difficoltà a scendere le scale nel 1984. Ebbi una riduzione delle capacità motorie: le cadute più importanti le ho avute nel 1992, ma la vera diagnosi l’ho avuta nel 1996 in seguito ad uno scotoma, un difetto del campo visivo. Oggi fortunatamente le diagnosi sono più tempestive ed esistono molti più farmaci, la ricerca sta facendo passi da gigante. Da un anno sono sulla sedia a rotelle, dopo anni di deambulatore, ma in casa cammino senza l’aiuto di nulla».

In un centro di fisioterapia, circa un anno e mezzo fa, Fulvio ha conosciuto Cristiano Bocci (atleta paralimpico F.I.Bi.S.) che lo ha avvicinato al biliardo. «Mi sono rimesso finalmente in gioco, mi sono buttato a capofitto in questa nuova attività. I miei primi allenatori di biliardo sono stati Fabio Petroni e Massimiliano Forlani. Grazie soprattutto ad una sala accessibile di Roma, in zona Cecchignola, gestita da Vincenzo Tota, io ed altri miei amici disabili riusciamo ad allenarci. Per merito di Roberto Dell’Aquila di  F.I.Bi.S., Federazione Italiana Biliardo Sportivo, le nostre capacità sono molto cresciute e ci seguono degli istruttori federali».

Il biliardo è per tutti

Pee Fulvio De Franceschi «tutto si è sviluppato in maniera esponenziale: ho partecipato a delle selezioni regionali, di recente ad un torneo nazionale a Castel Volturno nella categoria “wheelchair” (sedia a rotelle). Io e i miei amici di biliardo siamo molto “caciaroni” ed affiatati, siamo competitivi ma gentiluomini, ci aiutiamo a vicenda, è un ambiente positivo. Le altre persone che giocano a biliardo con me sono disabili in seguito ad incidenti stradali, per altre patologie e traumi vari».

 

biliardo per tutti
Fulvio De Franceschi insieme a Roberto dell’Aquila, organizzatore di eventi promozionali che riguardano il gioco del biliardo in carrozzina.

Nel biliardo, tra l’altro, si sta cercando di lanciare il settore femminile. «È uno sport molto adatto alle donne: bisogna meditare, prendere decisioni e le donne sono perfette; è stata creata una sezione ad hoc, weelchair femminile».

Fulvio si allena due-tre volte a settimana. Lui e i suoi amici colleghi giocano usando lo stesso tavolo delle persone normodotate, ma alcune regole sono diverse, per il fatto che non possono dare molta forza da seduti. «Qualche mio collega molto bravo gioca anche con le persone normodotate, nelle serie B e C. Ci sono regole nuove per noi disabili e gli istruttori si sono adattati al nostro settore, mettendosi nei nostri panni: Michele Monaco è il responsabile F.I.Bi.S. del settore paralimpico, lui e il suo assistente Fabio D’Orazio si sono seduti sulle sedie a rotelle per adattare perfettamente questo sport. Sono stato tra i primi iscritti al settore paralimpico del biliardo, che esiste non da molto».

Il biliardo punta a diventare disciplina olimpica e F.I.Bi.S. così come le altre federazioni internazionali di biliardo aderisce alla petizione per portare il biliardo quale sport addizionale ai prossimi Giochi olimpici di Parigi 2024.

La sclerosi multipla è uno schiaffone

Io e mia moglie anni fa partecipammo ad un incontro per famiglie organizzato da AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla. In quest’occasione ho conosciuto l’associazione, di cui sono diventato socio e volontario attivo. Finché le gambe mi hanno retto ho partecipato nelle piazze, per dare il mio contributo nelle raccolte fondi. Ora faccio quello che posso. Ho usufruito diverse volte della consulenza psicologica gratuita della Sezione di Roma di AISM».

Fulvio lavora in smartworking, già da prima della pandemia. «Essendo categoria fragile, all’azienda è convenuto farmi lavorare da casa, ma non era molto sensibile al tema della disabilità. Ho rotto le scatole, ho fatto un grande lavoro di sensibilizzazione anche attraverso il sindacato. Se non si rompono le scatole non si ottiene nulla».

Non si dà limiti nonostante la malattia, a parte gli sport che non pratica più. «Non mi ferma nessuno, io e la mia famiglia andiamo dappertutto, viaggiamo: non mi è cambiato nulla. Chi ha una diagnosi di Sclerosi Multipla capisce quali sono le cose importanti della vita. Ognuno di noi ha in testa tante stupidaggini: questa malattia è come uno schiaffone, ti fa pensare alle cose serie. Tutto il resto con organizzazione e buona volontà si supera».

 

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