Bicicletta, farmaco salvavita, vivere ciò che si fa, tendere la mano.
Tra le parole chiave della vita di Sara Rubatto, affetta da un cardiomiopatia rara e pre-diabetica, c’è anche circolo virtuoso. Lo vuole diffondere al “Giro d’Italia Solidale” che parte il 27 luglio ad Avigliana e, dopo aver percorso 6000 km lungo 50 tappe, arriva il 18 settembre a Cervia con l’Ironman mondiale.
di Alberto Francescut – MILANO
“Lo farò tutto sulla mia bicicletta, a seguito ci sarà un furgone con biciclette per la disabilità: una carrozzina da maratona, i due ausili innovativi Alinker che permetteranno a persone con difficoltà motorie degli arti inferiori come parkinson, sclerosi multipla, tetraplegia spastica e altro ancora, di poter camminare autonomamente, un canotto per nuotare insieme a persone che pensano di non poterci riuscire”.
PROVARE PER CREDERE
Sara vuole scardinare questa falsa credenza con il miglior metodo: provare per credere che si può. Così il suo Giro d’Italia, che diventa “di/e per” tutti, propone il triathlon solidale: “Andrà in scena in ognuna delle 50 città dove arriverò, verso le 17, in bicicletta: chi vorrà potrà partecipare in base alla frazione che preferisce: nuoto in mare con canotto, percorso su biciclette per la disabilità, corsa con ausili. Lo scopo è unire con lo sport, valorizzando ciascuno”. Siamo tutti persone, diverse l’un l’altro com’è fisiologico che sia: quella diversità fonte di arricchimento ma talvolta considerata causa di pregiudizi.
CIRCOLO VIRTUOSO
Quel “di/e per tutti” è un altro marchio di fabbrica che Sara vuole spostare al di là del Giro d’Italia per creare un modello ispiratore da tutti i giorni: “Penso allo sportivo che coinvolge il vicino di casa, il paesano con disabilità per fare allenamenti assieme e che diffonda questa modalità ad altri suoi amici affinché a loro volta si rendano ambasciatori”. Eccola la macchia d’olio che origina il circolo virtuoso. “Vale anche per gli atleti professionisti, per questo desidero far conoscere questa modalità anche a Cervia che ospiterà l’Ironman. In quel giorno passerò la bandiera, che porterò sulla bici in questo Giro d’Italia, al triatleta solidale Mauro dell’associazione: per un anno ci siamo allenati con questa modalità nuoto-bici-corsa con tutti per preparare questo Ironman. E tutti possono farlo”. Emozioni a tutta che Sara chiederà ai vari partecipanti di scrivere per poi raccoglierle in un libro: il libro della vita, per la vita. Come la sua autobiografia: “Non Ancora, il mio ritorno alla vita” (Armando editore).
RACCOLTA FONDI
Al Giro solidale le giornate inizieranno alle 7 con lo spostamento in bicicletta da una città all’altra dove verrà allestito un gazebo: lì Sara incontrerà le varie associazioni e presenterà la sua: “Ho fondato Più Sport Più Emozioni Triathlon Solidale (info su www.triathlonsolidale.com che indica anche le tappe del Giro, ndr): l’atleta volontario, il “normodotato”, e la persona con disabilità, il motivatore sportivo”. Tra gli obiettivi dell’evento c’è la raccolta fondi per acquistare gli ausili ricevuti in prestito al fine di fare provare il triathlon solidale a chi lo desidera, affinché altri possano avere la possibilità di praticare sport.
LA VITA
Sport che ha sempre fatto parte della 42enne torinese, prima e dopo la malattia: “Avevo 19 anni, e nemmeno dopo 23 anni la medicina è riuscita a capire cosa sia successo. Non c’è quindi una cura specifica, la mia salvezza è lo stile di vita: dall’alimentazione (Sara è nutrizionista, ndr) all’attività fisica. Sei anni fa, inoltre, a causa di un errore medico, un infarto ha devastato il mio cuore ma grazie alla bicicletta, il mio salvavita, è tornato al battito normale”. Da qui il “Più Giri Più vivi” che, assieme ai cuori qua e là, accompagna lo stivale tricolore (nella foto). Sara praticava nuoto a livello agonistico quando la malattia le ha stroncato una possibile carriera: “Mezz’ora prima di una gara che valeva il pass agli Europei mi chiamarono per comunicarmi che mio padre stava morendo: chiaramente rinunciai, l’anno dopo mi tolsero l’idoneità sportiva e finì tutto”. Per riprendere una nuova vita sportiva con la bicicletta: “Non potendo utilizzare l’auto ho iniziato a salire in bicicletta e il mio corpo ha ripreso a funzionare. Da quel momento pedalo 365 giorni l’anno, è la salvezza del mio cuore”. Tra i suoi “viaggi” in solitaria ci sono Torino-Lisbona (5.300km), Torino-Gerusalemme (6.602km), Torino-Capo Nord (8.000km) e Torino-Sicilia (5.200km). “Ma a me piace soprattutto condividere e tendere la mano”. Il resto è una magnifica conseguenza.